Allen Jones. Biografia

Allen Jones nasce a Southampton (Gran Bretagna) nel 1937; studia pittura e litografia allo Hornsey College, e presso il Royal College of Art di Londra.
Del 1963 è la prima personale alla Arthur Tooth and Sons di Londra. L'anno successivo si trasferisce a New York.
Dal 1968 viene invitato spesso a tenere lezioni, in qualità di professore ospite, presso alcune fra le più prestigiose università americane ed europee. Nel 1969, espone per la prima volta in Italia, a Milano. Intensa l'attività espositiva che lo porta a viaggiare, in Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone. Riceve numerosi riconoscimenti (tra cui la nomina a membro della Royal Academy of Art di Londra e del British Museum), premi (Art & Work, Heitland Foundation) e commissioni per opere collocate in importanti spazi pubblici.

All'inizio degli anni Sessanta, ancora studente, aderisce alle provocazioni di un gruppo di suoi compagni nei confronti dell'insegnamento tradizionale, in favore di un'arte attenta al quotidiano, sensibile ai condizionamenti dei moderni mezzi di comunicazione, di cui vengono recuperati i codici linguistici, e alle immagini e ai miti della cultura di massa. Nasce la cosiddetta Pop Art (il fenomeno si sviluppa contemporaneamente anche negli Stati Uniti), che utilizza l'ampio repertorio dell'iconografiapopolare, condizionata dai fumetti, dalla pubblicità, dai rotocalchi, dalla televisione, dai prodotti industriali tipici della società dei consumi.
Nel 1969 Jones riesce a provocare l'opinione pubblica, progettando una serie di tre sculture in fibra di vetro dipinta, rappresentanti donne di dimensioni reali, vestite con stivali e mutandine di cuoio, parrucca e ciglia finte, che a seconda della posizione simulano elementi d'arredo:l'attaccapanni, il tavolo, la sedia.
Oltre a scandalizzare, per la spregiudicatezza del tema trattato, l'artista raggiunge l'obiettivo di un suo completo "straniamento" affidandone l'esecuzione tecnica delle tre figure e dei loro accessori ad industrie specializzate.

Gli anni Sessanta

Anche l'erotismo, diffuso dalle reclame e dalle copertine delle riviste patinate, diventa un bene di consumo, assimilato con la stessa voracità con cui si mangia un hamburger, si beve una Coca Cola o si legge un fumetto. E come tutti i miti, l'immaginario collettivo lo carica di simboli per esorcizzarlo: scarpe con tacchi a spillo, reggicalze, parrucche, fruste, corpetti attillati, stivali, cravatte e cappelli.
Con la fervida capacità inventiva e descrittiva e l'innata ironia che lo contraddistinguono, Allen Jones attinge a questo repertorio dando vita ad immagini sensuali, provocatorie nella loro sfrontata immediatezza. I colori aggressivamente luminosi, quasi accecanti e le grandi dimensioni delle tele accentuano il senso di coinvolgimento e di fascinazione già insito nelle immagini delle pin-up inguainate, delle coppie di amanti senza volto sorprese nell'impeto dell'amplesso (celebre la serie Concerning marriages del 1964, realizzata lo stesso anno del suo matrimonio), nella figura dell'ermafrodito.

Il voyeur

Il tema del voyerismo, che compare nelle opere di Allen Jones degli anni Settanta. Le pin-up con la loro forte carica erotica, vengono ora guardate come attraverso il buco di una serratura o, con malizia, dal sotto in su. Ma non si avverte curiosità morbosa: c'è ironia, c'è maturità, c'è la consapevolezza che la Pop Art si sta esaurendo e che è necessario dare avvio ad una nuova stagione.
"Ci sono opere che segnano inequivocabilmente tale passaggio come Interim e Strange Music del 1977 e Enunciation del 1979. Ancora sono le ossessioni del corpo, ma la chiave inizia ad essere ben diversa da quelle precedenti, il palcoscenico immaginario sul quale sempre le figure di Jones hanno recitato diviene ora reale, gli ammiccamenti ambigui trovano ora un loro sfogo, si direbbe conclusivo, nell'ironico diavolo tentatore che campeggia nella tela del 1979, il colore si dispiega con una libertà da tempo negata." (Walter Guadagnini, dal testo in catalogo).

Le grafiche

Serialità e riproducibilità appartengono alla "filosofia" della Pop Art, perchè corrispondono al meccanismo proprio dei mass media: quanto più un'immagine è ripetuta tanto più risulta convincente, quanto più è facile riprodurla tanto più massiccia è la sua diffusione.
La tecnica litografica diventa così il mezzo per infrangere il concetto di unicità dell'opera d'arte e di eccezionalità del suo manifestarsi, creando un oggetto artistico largamente fruibile.
Gli artisti pop infatti puntano sulla percezione dell'immagine diretta e veloce da parte dell'osservatore, abituato ormai ad un approccio consumistico anche nei confronti della cosiddetta cultura.
Allen Jones si dedica alla litografia fin dai suoi esordi (la insegna per due anni al Croydon College of Art) trovandola, per l'immediatezza dell'esecuzione, congeniale alla sua necessità di stendere pastosi strati di colore sull'intera superficie del foglio con un solo gesto: operazione questa che contribuisce ad accentuare il potenziale erotico della scena rappresentata.

Gli anni ottanta e novanta

E' un ventennio che segna una ulteriore evoluzione nel lavoro di Allen Jones. Senza rinnegare le sue matrici pop nell'attenzione all'enviroment metropolitano, l'artista inglese dispiega le sue composizioni con una libertà di invenzione e una ricerca cromatica a larghe campiture la cui ascendenza matissiana risulta ora sempre più evidente, a testimonianza dell'intensa ricerca degli ultimi anni. L'occhio indiscreto, ma sempre ironico, del voyeur si trasferisce nei locali carichi di luci, odori e suoni dei piano bar o negli studi d'artista. La musica -che sembra quasi di udire- con il suo ritmo cattura i corpi e li fonde in un amplesso vorticoso e l'incontro uomo-donna (trasfigurata, dalla fantasia eccitata, in sirena ammaliatrice) si materializza in danza, in abbraccio voluttuoso, in sensuale perdersi dell'uno nell'altra.