Roy Lichtenstein. Biografia

Nasce il 29 ottobre 1923 a New York. Nel 1943, richiamato alle armi, parte per l’Europa. Si congeda nel 1946.
Partecipa nel 1949 alla prima mostra di gruppo alla Chinese Gallery di New York. All’aprile 1951 risale la prima mostra personale (New York, Carlbeach Gallery).
Nel 1957 diviene assistente universitario. Dal 1962 comincia a dipingere immagini dai fumetti. Nel 1962 fa riproduzioni di Cèzanne, Mondrian e Picasso.
Nel 1969 dipinge la serie Cattedrale di Rouen, nel 1970 quella degli Specchi, dal 1973 al 1979 quella sull’Ecole de Paris, nel 1974 realizza la serie Futurista, nel 1977-79 quella Surrealista, nel 1979 quella degli Indiani d’america. Nel 1981 è allestita una retrospettiva in Europa, Stati Uniti e Giappone.

ll’inizio degli anni sessanta comincia a produrre dipinti ispirati ai fumetti o ad altre immagini di largo consumo, comprese le riproduzioni di celebri capolavori d’arte. Per lo più egli inquadra grandi particolari di una figura o di un oggetto, enfatizzando un tipo di ottica ravvicinata già in uso appunto nelle sequenze delle “strips” e influenzata a sua volta dallo “zoom” cinematografico.

i Fumetti di Lichtenstein non sono inventati, ma riprendono modelli reali dalla stampa di diffusione sottoponendo tuttavia le immagini ad alcune variazioni, atte a esaltare la particolarità del segno e delle colorazioni. I grossi contorni neri acquistano l’eleganza e l’incisività di un arabesco; la loro elementare e ricolma forza plastica è accresciuta dalla costrizione dell’immagine in una inquadratura che non lascia quasi spazio ai vuoti ed esagera la grandezza dei dettagli.I colori mimano la compatta stesura degli inchiostri tipografici, ma acquistano risalto e purezza.

La forza barbarica delle immagini “popolari” è riscattata in un esercizio di riscrittura, di sofisticata finezza. Le campiture dei volti o di altre parti della scena inquadrata sono trattate con un puntinato che si ispira al ‘retino’ tipografico, ma lo trasforma in una nuova tecnica di rilevamento dell’immagine che ricorda la tradizione del divisionismo.
Particolare, inoltre, è l’alternanza nella scelta di modelli presi a prestito tra fonti colte e fonti popolari, ponendo allo stesso livello il fumetto oppure la riproduzione di un tempio greco, o di un quadro di Cézanne, di Picasso o di Mondrian.

Un’operazione analoga a quella di Lichtenstein compiono, sempre all’inizio degli anni Sessanta, altri esponenti della Pop Art come James Rosenquist, Tom Wesselmann e Robert Indiana, che si ispirano a cartelloni pubblicitari, illustrazioni di riviste e panoramiche della vita moderna.

(da peppinoimpastato.it)