Elementi chiave per una interpretazione del cinema postmoderno

Scheda di Giulietta Campari e Giulia Dipersia

  1. Prima di tutto, si elimina la distinzione fra arte e prodotti di massa. L’Arte (cinema, letteratura, ecc) perde la sua fisionomia elitaria di momento conoscitivo per diventare esplicita finzione, artificio e gioco combinatorio (come per esempio teorizza ed esplicita nella sua produzione ultima Italo Calvino)
    Vi è la tendenza a coniugare la complessità con la piacevolezza e la molteplicità, il prodotto per tutti, cioè di massa, con il gusto dell’intreccio.

  2. Ricorso sistematico alla citazione, alla intertestualità, alla contaminazione, all’ironia, alla riscrittura di altri testi.

  3. Rivisitazione dei generi come elementi contaminati con effetto di spettacolarità, ovvero la forma = l’apparenza copre la vacuità della sostanza = la perdita di valori (pensiero debole in senso filosofico)

  4. Tendenza al pastiche, mescolanza di diversi registri espressivi, formali e di contenuto, non contraddittori fra loro.

  5. Tema del labirinto, complotto, torre di Babele, assurdità dei valori “forti” ed insignificanza della vita.

  6. Deresponsabilizzazione dell’autore e responsabilizzazione del lettore/spettatore rispetto alla mancanza di significato ultimo dell’opera che, viceversa, esprime ancora la vacuità ovvero il nulla (nulla di nuovo si può dire, tutto è già stato detto). Cfr Jean Luc Godard e il suo cinema (Re Lear e Allémagne neuf-zéro) e, in letteratura, U. Eco ne Il nome della rosa (Postille).

  7. Pessimismo esistenziale coincidente con un nichilismo morbido - non drammatico come nella modernità/modernismo - che dà per scontata la fine dei valori e dei significati “forti”.