RED CIFF - CHI BI

Marco Albanese

“I love this part of history because it’s so encouraging: a smaller army can defeat larger and more powerful enemies with a combination of teamwork, courage, and integrity. I was fascinated by the strategy and cleverness in their tactics.
We understand that for the Western audience, it seems that they are not as familiar with our history and our characters, so we decided to focus on the main storyline and the key characters.”

John Woo, 2009

John Woo è stato un punto di riferimento imprescindibile, per tutti quelli che hanno imparato ad amare il cinema, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90.
La riscoperta di Hong Kong - anche grazie alle citazioni di Tarantino - è passata indubbiamente attraverso i film del suo autore più celebrato: la saga di A better tomorrow, la commedia giallo rosa di Once a Thief, i vertici di The killer, Hard Boiled, Bullet in the head, hanno segnato un’intera generazione di cinefili.
Non è un caso che il famoso speciale di Segnocinema del 1996 su “HK, un universo parallelo” si aprisse, proprio con una foto di Chow Yun-fat in The Killer.
La sua esperienza americana non è mai stata altrettanto fortunata, se si eccettua il magnifico Face/off, summa della poetica di Woo ed insieme canto del cigno del suo cinema ipercinetico, spettacolare e debitore tanto del noir classico e del polar francese, quanto delle innovazioni drammatiche di Peckinpah e delle iperboli visive del melò americano.
Quello che è venuto dopo, dal secondo Mission: Impossible a Windtalkers fino a Paycheck ha segnato un'impasse creativa preoccupante.
I suoi proverbiali rallenti, i duelli con le doppie pistole, l’azione senza sosta, le colombe bianche e le sue sparatorie coreografate come balletti hanno fatto scuola, fino a diventare maniera. Nei suoi film successivi lo stile finiva per riempire storie vuote, poco accattivanti, decisamente inadatte al suo talento visionario.
Il ritorno alla madrepatria gli ha certamente giovato: Red Cliff è il più costoso kolossal prodotto in Cina e lo riporta agli antichi splendori, pur in un genere, quello del film cappa e spada in costume, che Woo non ha mai frequentato, negli ultimi 25 anni.
Eppure il suo stile e i suoi duelli contemporanei hanno sempre risentito dell’influenza fortissima del wuxiapian e qui finalmente Woo può dare sfogo alla sua fantasia infinita.
La versione occidentale del film è stata ridotta, dalle iniziali 4 ore e mezza, fino agli attuali 148 minuti: Woo se n’è detto soddisfatto, ma sarebbe interessante recuperare il film nella sua interezza, per sapere se il ritmo indiavolato della versione breve è dovuto ai tagli apportati o è proprio del film nella sua interezza.
Woo non spreca un minuto: comincia inmedias res, usa il montaggio alternato oltre alle sue proverbiali dissolvenze ed alla voce off, almeno nella prima parte, che non lasciano spazio a cali di tensione.

Zhou Yu

Il film è ambientato del secondo secolo d.C., e racconta la famosa battaglia di Chi bi - le scogliere rosse del titolo originale – uno degli eventi fondamentali della storia cinese
Mentre la dinastia Han governa il Nord del paese, nel Sud vi sono due regni che sembrano mantenere una certa autonomia.
Dopo aver domato la guerra civile ed i signori della guerra  il potente e ambizioso Primo Ministro Cao Cao approfitta del potere conquistato, per imporre al debole imperatore una nuova guerra ai regni del Sud.  
Il primo ad essere attaccato è il valoroso Liu Bei, il quale è costretto alla fuga, anche per proteggere il suo popolo: le forze di Cao Cao sono numericamente superiori.
L’unico a tener viva la speranza del regno di Liu Bei è il suo giovane stratega, Zhu-ge Liang, che comprende come l’unica speranza di sopravvivenza risieda nell’alleanza con il vicino regno di  Sun Quan.
E’ lui stesso a presentarsi a corte, cercando di convincere Sun Quan ed i suoi riluttanti consiglieri ad unire le forze contro le armate di Cao Cao.
Zhu-ge Liang deve convincere non solo il sovrano, ma anche il suo vicerè, Zhou Yu – un sontuoso Tony Leung - guerriero leggendario e capo dell’esercito.
I due regni troveranno un accordo contro il regno di Han ed affronteranno insieme la battaglia sulle rive dello Yangtze: la flotta di Cao Cao è soverchiante, ma grazie all’arte della guerra ed alla conoscenza degli elementi, all’astusia delle spie ed alla seduzione di una donna, i regni del Sud sapranno mettere in difficoltà l’imponente esercito avversario.
Le coreografie del maestro Corey Yuen sono molto diverse da quelle dei film di Zhang Yimou e Ang Lee: qui non ci sono balletti volanti, nè imprese surreali.
Woo costruisce le sequenze d’azione con meno stucchevole estetismo e con più materico realismo: la guerra è sangue, fuoco, lance spezzate, frecce che trafiggono.
La sua straordinaria abilità consente di comprendere tutta la raffinata astuzia delle forze in campo e tutti i sontuosi movimenti delle truppe, sia che usino l’attacco a testuggine, sia che procedano come ali d’oca o con altri trucchi.
L’uso superbo delle comparse nelle scene di massa si alterna ai duelli individuali dei generali più coraggiosi, che guidano i propri soldati in prima persona.

Sun Shangxiang

La macchina da presa di Woo non sta mai ferma, persino nei primi piani, come suo solito, il regista preferisce un leggero movimento sull'asse, che lega il campo controcampo in un unica fluida contrapposizione di piani: persino quando i due strateghi si cimentano con i propri strumenti musicali, Woo immagina una sorta di continuo duello.
I temi forti del suo cinema ci sono tutti: il senso dell’onore, l’amicizia virile come codice morale, il sacrificio supremo per il bene comune. Eppure qui il suo cinema esplode in un racconto grandioso, di rara bellezza.
Fa piacere inoltre che, pur in un prodotto mainstream, Woo non sembri essersi piegato spudoratamente alle logiche della Grande Cina, che hanno condizionato pesantemente gli ultimi film di Zhang Yimou, diventato una sorta di Leni Riefenstahl cinese, artista di regime buono per ogni occasione, dalle Olimpiadi agli anniversari della Rivoluzione culturale, dalle grandi opere agiografiche sul passato a quelle buoniste sulla Cina di oggi: quanto sono lontani i tempi di Lanterne Rosse e Keep Cool…
This is not about the feline grace of Zhang Yimou’s Wushu Trilogy; this is all muscle, facial hair and super-cool finishing moves: operatic grandeur spring-loaded with punk-rock vitality...Woo is especially good on tactics — weather, supplies, disease, espionage and the art of tea-making all play their intricate part. In a fabulous scrap midway through, the heroes’ army adopt the “Tortoise Formation”, a trap so ingenious Stanley Kubrick and his Battenberg formations from Spartacus would have stood to applaud.[1]
Oltre a Tony Leung nella parte del vicerè Zhou Yu, si segnalano Takeshi Kaneshiro in quella del giovane stratega Zhu-ge Liang e Zhang Fengyi nei panni di Cao Cao.
La direzione artistica ed i costumi sono del premio Oscar Tim Yip, dark-toned color processing doesn't glamorize the period and adds gravitas to many of the youthful actors. Japanese composer Taro Iwashiro's multi-faceted score -- brazzy, playful, lyrical by turns -- adds real dramatic clout throughout. [2]

 

Note


[1] Ian Nathan, Red Cliff, Empire online

[2] Derek Elley, Red Cliff, Variety, 21.7.2008