La depressione come costruzione sociale

Maria Grazia Pugliese

6. Conclusioni

Con questo lavoro, ho provato a dare un’altra lettura di un fenomeno che vede coinvolte sempre un maggior numero di persone, la depressione. Ripetutamente nei media ci si imbatte, infatti, nell'annuncio di un'aumentata diffusione della depressione, che si prevede diventerà tra breve la seconda causa di morbilità e, nel contempo, della messa a punto di farmaci risolutivi e maneggevoli per tali disturbi. Circa una persona su sei soffrirà nella propria vita di un episodio depressivo, e poi, chi non vive momenti o periodi di apatia, malumore, avvilimento, tristezza, sfinimento, mancanza di reattività e di iniziativa (motivati o meno da circostanze immediate della propria vita) che facilmente vengono inclusi, spesso impropriamente e talvolta ideologicamente, nella categoria della depressione? Spero di essere riuscita ad inquadrarla in un contesto, quello odierno, in cui i rapporti sociali, essenziali per la creazione di significati, risultano impoveriti e sterili, e dove i pazienti, rispetto a quelli di una volta, sono più attenti ai messaggi del proprio corpo, e più pronti a riferirli collegati ad una qualche malattia organica.
E’ comunque rimane solo una chiave di lettura in più, per un “fenomeno”, quello umano, che non si lascia inquadrare in definizioni univoche, ma necessita, per sua stessa natura, di approcci multidimensionali, che ci permettano di essere pensatori a più livelli, adottando un pragmatismo conoscitivo che renda possibile l’approccio più opportuno rispetto a quello che si intende indagare.