Percezione del rischio e devianza primaria: uno studio su consumatori di cannabis, alcol ed ecstasy

Francesco Buccheri, Claudio Fasola

7. Risultati
Le GDR hanno evidenziato la mancanza di correlazioni significative tra le coppie di elementi in tutti i gruppi studiati: la somiglianza tra i gruppi sperimentali e il gruppo di controllo  ribadisce come il deviante primario non focalizzi il processo di costruzione dell'identità sull'atto deviante, autodefinendosi invece per mezzo dei significati mutuati dalla cornice normativa dei non consumatori.
La somiglianza dei risultati tra i gruppi sperimentali indica inoltre quanto sia forte l'influenza dello sguardo stigmatizzante dei non consumatori nella produzione delle differenze nella percezione di sè dei consumatori di sostanze. Infatti, sarebbero i processi innescati dalla reazione sociale a far sì che i consumatori di diverse sostanze facciano propri generi narrativi differenti e producano particolari identità tipizzate. Un modello interazionista invita  a riflettere sulla posizione condivisa rispetto alla norma dei soggetti dei tre gruppi sperimentali, i quali innanzitutto condividono il ruolo di devianti primari.


Griglie di Repertorio. Medie delle correlazioni tra gli Elementi "Io come sono", "Io tra 10 anni", "Io quando mi sbronzo-m ifumo una canna-mi calo"

I dati ottenuti permettono di ipotizzare una mancanza di identificazione con le rappresentazioni dei consumatori elaborate dal senso comune. Di qui, la scarsa probabilità attribuita alla possibilità di incorrere nei rischi e nei pericoli generalmente associati alla “triste storia del tossico”. I discorsi della norma e del senso comune, basandosi su metafore moralistiche e mediche della droga, costellano la carriera del drogato di pericoli, rischi e degradazioni. Questi non verrebbero considerati dai devianti primari, non trattandosi di rischi che li riguardano perché non concernono la loro “storia” di devianti.
Neppure nelle rappresentazioni di sè future la devianza appare come aspetto pervasivo. Si tratta di soggetti in maggioranza studenti universitari, le cui prospettive riguardano diversi ambiti non collocati nel mondo deviante.
E' difficile affermare se la rappresentazione del futuro implichi o meno il perdurare della condotta deviante. E’ più probabile che i significati di quest’ultima non ne costituiscano l’asse principale. Il consumo potrebbe essere protratto negli anni, a patto che non diventi problematico rispetto al sistema di valori e significati della persona. I rischi associati alla sostanza sono quindi da porsi in relazione a obiettivi, scopi, interessi, e aspettative personali.
I risultati mostrano che l'esperienza gruppale non è definita unicamente dalla devianza.


Griglie di Repertorio. Medie delle correlazioni tra gli Elementi "Io come sono", "Io quando sono con gli amici", "Io quando mi sbronzo-mi fumo una canna-mi calo"

Come nella definizione dell'identità personale, i significati attribuiti al gruppo sono in gran parte mutuati da contesti normativi non devianti e ad essi si riferisce la costruzione del Sé rispetto al gruppo. Sarebbero i processi di stigmatizzazione ed etichettamento a incrementare la coesione e la solidarietà di gruppo in senso deviante, favorendo la produzione di identità fortemente tipizzate.
Il gruppo svolge comunque un ruolo importante nel fornire strategie utili per far fronte a rischi e pericoli connessi alla tossicofilia e per assicurare un adeguato controllo dell'informazione sulla devianza stessa. L’entità del rischio percepito potrebbe essere notevolmente abbassata dalle conoscenze, dai processi di autoregolazione reciproca e dalle modalità cautelative messe a disposizione dai membri del gruppo.
Si può  affermare che proprio all'interno del gruppo e della sottocultura deviante avvenga la messa a punto di specifici universi simbolici che legittimano l'abbassamento della percezione del grado di rischiosità della condotta deviante. In questo modo, il deviante primario potrà preservare le autodefinizioni di normalità, a fronte delle attese normative per cui una persona normale non si procura volontariamente qualcosa che possa nuocerle. Si ipotizza infatti che il mondo dei tossicofilici studiati si avvalga di precise teorie e metafore che permettono di inserire l’esperienza drogastica in un continuum biografico coerente. Le particolari attribuzioni nei confronti dell’esperienza tossicofilica deriverebbero proprio dalla necessità dei soggetti di conciliare narrativamente un’esperienza deviante prolungata ed una descrizione di sé che in essa non si riconosca totalmente.
Si è avanzata l'ipotesi che il deviante primario conosca le conseguenze negative implicate nell'essere colti dalle agenzie di controllo sociale. Si può ritenere che ciò possa costituire un rischio di notevole rilevanza per i soggetti studiati, nei confronti del quale  sarebbero sviluppate precise strategie. Tentando di abbozzare un'ipotetica gerarchia dei rischi percepiti come più pericolosi e probabili, al primo posto potremmo porre  tanto quelli riguardanti l’immediata integrità fisica, quanto quelli connessi alle conseguenze della reazione sociale alla propria devianza. Secondariamente, verrebbero considerati i pericoli riguardanti lo stato di salute futuro.
Ai fini di un'efficace politica di sensibilizzazione nei confronti dei rischi associati al consumo di stupefacenti, si vuole evidenziare che i soggetti dimostrano di possedere conoscenze soddisfacenti sui pericoli implicati nelle condotte devianti (è importante comunque tenere presente che si tratta di un campione con un livello di istruzione medio-alto). Rispetto a ciò, sembra che i soggetti preferiscano strategie cautelative basate sul controllo reciproco e sul monitoraggio delle variabili contestuali, piuttosto che focalizzate sulla conoscenza anticipata dei possibili rischi.
I risultati della Scala di Percezione del Rischio mostrano per i consumatori di cannabis e alcol una tendenza a sovrastimare il grado di rischiosità attribuito a condotte generalmente o solo apparentemente pericolose.


Scala di Percezione del Rischio. Risultati medi

Si pensa che tale modalità sia funzionale ad una strategia di tutela del controllo dell’informazione sulla devianza, che si baserebbe sulla rilevazione e valutazione di potenziali pericoli e risorse nei contesti mutevoli in cui ha luogo il consumo. Nei consumatori di ecstasy tale monitoraggio delle variabili contestuali non sembra aver luogo, tenendo in considerazione la costanza e la tipicità dei contesti in cui la sostanza è consumata. E' possibile ipotizzare, pertanto, che le peculiarità dell’esperienza tossicofilica richiedano la messa a punto di specifiche strategie per affrontare i rischi legati al consumo.
Non è stato possibile uno studio approfondito dei valori della Scala della Ricerca di Forti Sensazioni. I risultati dello strumento, infatti, sono superiori alle medie del campione normativo per tutti i gruppi studiati. Si propone pertanto una nuova taratura dello strumento per soggetti con le caratteristiche socio-anagrafiche considerate.

8. Conclusioni
Il risultato più rilevante di questa ricerca è l'aver messo in evidenza la reciproca relazione tra il ruolo di deviante primario ed i mediatori cognitivi, affettivi e comportamentali implicati nella percezione del rischio.
Adottando un approccio interazionista, si è voluta mettere in evidenza la dimensione normativo-simbolica in cui è collocata la condotta deviante, volgendo l’attenzione ai processi interpersonali e ai fattori contestuali implicati nelle strategie di evitamento di potenziali pericoli. Nello specifico, si è visto che i processi identitari, prodotti nell'interazione simbolica, influenzano dimensioni individuali come la percezione dei pericoli legati alla condotta deviante.
Si ritiene che un'efficace programmazione di campagne di prevenzione dei rischi connessi all’uso di sostanze psicoattive debba tener in considerazione l’alto numero di devianti primari dediti al consumo. Nello studio di questi soggetti è importante far riferimento ai significati mutuati dai contesti non devianti nel mettere a punto le autorappresentazioni connesse all’automonitoraggio delle condotte a rischio.
Si è visto inoltre che il deviante valuti non solo i pericoli riguardanti la salute e l’integrità fisica ma, in particolar modo, anche quelli legati alla reazione sociale stigmatizzante.
Si conclude affermando che nello studio di un costrutto complesso come quello di percezione del rischio è importante tanto la comprensione delle caratteristiche degli universi devianti considerati, quanto quella delle categorie e delle teorie del senso comune che li riguardo. Si tratta di due aspetti fortemente interconnessi, così come lo sono le categorie di normalità e devianza