L'integrità dell'anima. Storie di donne vittime di violenza. Le nuove prassi di intervento

Silvia Lelli

8. Le storie

8.1. Il palcoscenico di Maria

“Guardatevi allo specchio
e  frantumatevi
in mille fronti”
( “Sogno e Poesia”, A. Merini)

Maria è una donna di quarantasei anni, dall’aspetto molto curato e gradevole. Vive in un piccolo paese vicino a Vicenza.È sposata da circa ventidue anni. Si sposa incinta del primogenito, ora ventiduenne. Ha un’altra figlia, M., di cinque anni. La madre, ottantenne, vive a Vicenza. La sorella, più anziana di qualche anno, vive a Padova.
Il padre è deceduto. Maria lavora in qualità di addetta all’assistenza presso una casa di cura a Vicenza. Ama il suo lavoro. Ne parla con passione. Il marito, quarantottenne, è portalettere. Maria, sin dal suo primo colloquio con me, dimostra una buonissima proprietà di linguaggio. Descrive la sua storia con estrema chiarezza. Riesce a dare una chiara lettura di tutto ciò che le è successo e che le succede. Maria è attiva politicamente (partecipa ad attività di sindacato). Si dice, inoltre, molto credente.
Spicca dal suo racconto, sin da subito, un forte “senso della famiglia”.
Mi racconta del difficile rapporto con il marito; rapporto che si è ulteriormente complicato con la nascita della bambina, cinque anni fa.
Maria sottolinea, durante il nostro colloquio, la violenza “psicologica” (“E’ come se per lui non esistessi”  “Mi insulta di continuo” “E’ assente” “Delega tutto a me ma non mi dà valore”) che subisce quotidianamente. Emergono, in un momento successivo, alcuni comportamenti di aggressione fisica da parte del marito che hanno fatto ricorrere Fiorenza al Pronto Soccorso).
Maria parla della sua attività di sindacalista con entusiasmo; attività che il marito impedisce che lei continui a fare. Maria si spiega ciò affermando che il marito è geloso di tutto quello che Fiorenza riesce a fare con successo e passione.
Maria mi racconta anche di un episodio, diagnosticato quale “episodio depressivo” tre anni circa dopo la nascita del primogenito, per il quale viene seguita da una psicologa per un breve periodo.
Nonostante il suo spiccato senso della famiglia , Maria dice di sentirsi “soffocare” e controllare dal marito.
La famiglia di Maria rappresenta il “nucleo centrale” dal quale sembrano partire e snodarsi altri aspetti quali il lavorativo, quello inerente alle relazioni sociali, quello inerente al sindacato etc..
Una grande risorsa è il lavoro; lavoro che Maria mi descrive con passione e che fa emergere sin da subito le sue competenze e capacità.
Maria si descrive in maniera chiara, usando  un numero elevato di vocaboli, a volte in immagini molto “nitide”.
Chiama “ossessione” la gelosia ed il controllo del marito e parla con rabbia e sofferenza del comportamento del figlio, che spesso si allea con il padre.
È la figlia più piccola che riempie il racconto di Maria, il nostro colloquio e quelli successivi.

Ho definito gli incontri successivi con Maria un insieme di “fluttuazioni” all’interno delle quali si alternano sentimenti, paure, angosce.
Durante i colloqui che sono seguiti Maria alterna la sua volontà a dare una nuova possibilità al marito e il desiderio e la progettazione di una vita da sola, con la figlia più piccola.
Nel momento in cui le cose in casa peggiorano Maria pensa ad una separazione  e ragioniamo sulle sue risorse.

Alcuni  colloqui:
 
22.07.2004

Durante il nostro incontro ripartiamo dalle sue difficoltà ad immaginarsi sola.
Ripartiamo dagli ostacoli che Maria frappone tra il suo malessere e la decisione di separarsi.
Maria porta, durante tutti i nostri colloqui, il suo forte credo religioso ed il suo “senso” della famiglia.
In questa occasione Maria mi parla di un altro uomo con il quale da alcune settimane intrattiene una relazione. Lo fa timidamente. Descrive lo stesso come un uomo attivo politicamente, quanto lei, e brillante dal punto di vista intellettuale; cosa che stimola molto Maria.
Inoltre, racconta ancora Maria, è un uomo che le permette di provare sensazioni ed emozioni forti, anche da un punto di vista sessuale.
Sento che il suo senso della famiglia si scontra pesantemente con l’esperienza appena confessata.
Maria me lo dice; parliamo della sua necessità di conservare un’ immagine di donna “per bene”. La realtà dalla quale proviene è una realtà molto piccola, la gente “giudica molto”.
Maria dice di non voler apparire una donna fragile e dipendente.
Ho l’impressione opposta. Lo dico. “Mi sembra di essere di fronte ad una grande palcoscenico; lei è la regista” “che ne dice?”. Sorride e annuisce.

03.09.2004

Maria fissa un appuntamento con urgenza. Sembra esserci, la possibilità di una separazione consensuale. Al momento del nostro colloquio, Maria mi racconta che il marito continua a mantenere un atteggiamento ambivalente nei suoi confronti (in alcuni momenti parla di separazione insultandola e minacciandola, in altri sembra voler “ripristinare” un  sereno clima familiare).
È successo, inoltre, un nuovo episodio di aggressione fisica da parte del marito.
Maria mi riparla di separazione, seppur con mille paure.

17.09.2004

Maria mi parla del suo “immobilismo”. Si sente stanca, incapace di prendere alcuna decisione.
Io le rimando il suo movimento. È un movimento “fluttuante”.
“E’ come la preparazione di un viaggio senza biglietto né meta; tutto è pronto ma non si sa quando si partirà e dove si andrà  ”.

15.10.2004

I tempi, mi dice Maria, sono esauriti. Maria vuole fare, decidere ma non ne ha le forze.
Franco (l’uomo del quale si racconta innamorata) l’ha delusa. Ha scoperto che ha ancora contatti  “fisici”con la moglie (l’uomo è sposato).Ora vuole pensare a lei.
Dico che ci potremmo prendere del TEMPO.
Che il TEMPO è importante. Che il TEMPO delle persone va riconosciuto e rispettato.

 

17.11.2004

Maria  ha riflettuto sul nostro ultimo colloquio e sull’importanza del TEMPO.
Dice di essersi sentita rassicurata. “Ora voglio recuperare le forze” dice.
Parliamo del suo senso di colpa rispetto alla famiglia e alla paura di poter perdere la bambina, in caso di separazione.
Partendo da questo suo riferito “immobilismo”, chiedo a Maria di provare ad immaginarsi in “tre tempi”. Di pensare ad una Maria del passato, del presente e del futuro. Di portarmelo per iscritto. Accetta di buon grado. Le piace scrivere.

“Il compito per casa

Ieri:
“Presa in un vortice della fretta quotidiana, ho represso la sete d’affetto affogandola nella fede.
Poi, mi sono “creata M.” un investimento d’amore senza scadenza, senza individuare che era quello coniugale da riscaldare o da demolire, poi grazie a…questa terza persona ho visto tutto con occhi nuovi.”

Ora:
“Sono uscita dallo schema precedente, aiutata da S. e S.
Sto viaggiando verso la risoluzione, ma mi considero ferma perché non ho preso decisioni.
Porto una grande rabbia e collera, inveisco contro mio marito, ma forse ce l’ho con me stessa
perché non so muovermi (forse è la paura di fare del male, intenzionalmente).
Il più grande errore avere messo al corrente mio marito di quello che voglio fare…”.

Domani:
“ autonoma, indipendente, cammino da sola come oggi, vivo nella mia casa con i miei figli, tranquilla e serena, musica, fede, gite, movimento sindacale e …un gatto in più”.

28.01.2005

E’ un bel colloquio. Intenso, pieno di cose.
Maria mi racconta di aver dato, dopo le feste natalizie, una nuova possibilità al marito.
Lo dice piangendo. Franco, inoltre, ha insistito per accompagnarla al nostro colloquio.
Ho la sensazione di una grande confusione.
 Maria mi dice di avere fatto dei passi in avanti. Si percepisce più forte sia nei confronti del marito (delegando ora a lui la gestione quotidiana della casa) che di Franco (che l’ha delusa e che per il quale ha ora meno stima).
Nonostante la mia percezione di confusione, sottolineo nuovamente la forza che Maria sta dimostrando.

Gli ultimi colloqui con Maria hanno evidenziato la sua volontà di mantenersi all’interno del rapporto con il marito, interrompendo la sua relazione con Franco; marito divenuto dolce e servizievole ma anche geloso ed ipervigile nei confronti dei movimenti della moglie.
La mia proposta è tuttora quella di fare una “sosta” e concentrarsi su altro.
“Cosa ne pensa di concentrarci per un pochino su altro, lasciando da parte suo marito e Franco?...è come quando si aspetta che l’acqua di una pentola vada in ebollizione…si aspetta e l’acqua sembra non bollire mai…”
Maria ha ricominciato a ritagliarsi spazi suoi. Si è iscritta in palestra ed ha ripreso l’attività di sindacato in maniera più impegnativa. Ha deciso di iscriversi ad un “Scuola di politica” promossa dal Comune. Si racconta come persona che non subisce più le cose ma ne è parte attiva. È lei che ha scelto di interrompere la relazione con Franco ed è lei che ha scelto di darsi dell’altro tempo, tentando di “riscaldare” in modo nuovo (termine usato da lei) il suo matrimonio. E’ ancora con il marito e insieme stiamo programmando una chiusura di percorso.

L’intervento

L’intervento, non ancora terminato,  è stato suddiviso, per semplicità, in alcuni obiettivi; gli obiettivi, a loro volta,  sono stati suddivisi in macro-obiettivi e micro-obiettivi .
Primo macro-obiettivo: partendo da un’analisi della domanda di Maria, il mio intervento ha “lavorato” da “riduttore di complessità” allo scopo di spostare l’attenzione dalla relazione conflittuale con il marito (il problema presentato) al suo modo di concepirsi all’interno del rapporto  e al suo modo di mantenerlo fino al momento della sua richiesta di aiuto. Tale spostamento ci ha permesso di “trasformare” la domanda iniziale in una domanda di legittimazione. “Aiutami ad accettare che tutto quello di cui sento la necessità, che voglio provare, che voglio fare è normale e comprensibile”. Il concetto di normalità,  ci ha permesso di rispondere, almeno in parte, a ciò.
Il concetto di normalità è stato motivo di sfondo durante l’intero nostro percorso.
Seminare i concetti serve a porre in risalto idee iniziali per preparare un terreno fertile al cambiamento. Così, i concetti ripresi in un secondo momento permettono un senso di continuità all’intervento terapeutico (Haley, 1976).
Secondo macro-obiettivo: L’individuazione di tale obiettivo ha richiesto del tempo ed è stata facilitata da ciò che Maria ha scritto su di sé (vedi autocaratterizzazione  in tre tempi); la scansione del tempo, così evidenziata, ha guidato, almeno in parte, l’intervento.
Il vedersi di Maria autonoma e sola, come obiettivo futuro,  ha permesso di prendere una direzione, non escludendo però le altre. Nel corso del tempo e della terapia ha preso forma una nuova possibile alternativa percorribile, quella del mantenimento di uno status quo all’interno del quale poter “far rientrare” il matrimonio , gli spazi altri, la passione ed il movimento di altre relazioni. Le è stato perciò offerto un terzo dato.
Primo micro-obiettivo: legittimare  la sua paura, il suo timore, il suo senso di colpa circa le decisioni da prendere, riconoscendone il diritto di cittadinanza.
Secondo micro-obiettivo: fare forza sulle sue capacità e sulle sue abilità in aree quali la lavorativa e la politica (modello delle risorse). Maria è una donna che, nonostante ciò che ha vissuto e che vive, lotta per i suoi diritti nell’ambito del lavoro. Lo evidenzio in continuazione.
Il compito a casa: la descrizione in tre tempi merita un discorso a parte.
I tre tempi appaiono nella forma molto diversi, come se la storia di Maria fosse “contaminata” in maniera differente da passato, presente e futuro. La descrizione del futuro molto scarna e breve dà l‘impressione  di difficoltà di “apertura” e “dispiegamento”. Il passato appare travolgente e vivo.
Il presente attuabile ma non attuato.
Alcune frasi colpiscono più di altre; “la paura di fare del male, intenzionalmente” ci ha portato a ragionare sul riconoscersi sempre meno di Maria e sul suo timore di fare qualcosa seguendo il  “nuovo schema” (“sono uscita dallo schema precedente…”)
La descrizione dei tre tempi ha permesso di individuare una direzione ma anche il punto di partenza.
È sorprendente come il futuro che ha prospettato per sé Maria sia quello che poi, nei mesi e tuttora, si sta realizzando.
Le metafore all’interno della cornice: la storia di Maria rappresenta un bellissimo esempio di ciò che può significare “avere un’anima integra”; Maria ha dimostrato di essere, al contrario di quanto affermava all’inizio, una donna “trainante”, capace di scegliere le situazioni e di trarne beneficio. Il palcoscenico ha fatto da piccola metafora nella descrizione della posizione di Maria, il palcoscenico è stata una immagine scelta insieme. Maria si è scoperta regista e attrice, allo stesso tempo, della sua storia.

8.2 L’incantesimo di Sonia                                 
                                                                                   
“Slegato mio corpo duro
 lasciami intravedere
l’amore”
(“Sogno e Poesia”, A. Merini)
                                                                                               
Sonia è una donna di circa 50 anni. Il suo aspetto è gradevole. Il trucco del viso sottolinea ancor più la sua bellezza mediterranea. L’abbigliamento è ricercato. Fin dal nostro primo incontro sento che è bello “incontrare” Sonia. La sua situazione è però estremamente difficile. Sonia è “invischiata” nella situazione che mi porta ma possiede “buoni” strumenti per uscirne. Sin dall’inizio lo sottolineo.
Da  30 anni è sposata con un uomo che racconta “non l’ha mai rispettata” e la trattata sempre da “schiava”.
La coppia ha due figli, uno di 30 ed uno di 24 anni.
Sonia, mi racconta, da sempre asseconda i desideri e le richieste di natura sessuale del marito.
Richieste che Sonia ritiene “anormali”.
In passato ed in alcune occasioni, in particolare quando Sonia non ha assecondato il marito, questo l’ha picchiata.
Da sempre, racconta ancora Sonia,  il marito “pretende” che lei si vesta da “lolita” e si atteggi in un certo modo, soprattutto in presenza di altri uomini. Il marito si eccita solo in determinate situazioni.
È lo stesso a scegliere i locali da frequentare il sabato sera; solitamente locali,  discoteche e night clubs frequentati, dice Sonia, da “gay e lesbiche”,  frequentati da persone di colore o  molto più giovani. Sonia si sente molto a disagio. “ Piuttosto di tenerlo buono accetto”.
L’uomo pare usi, nel tragitto dal bar che settimanalmente frequenta, dare “passaggi” alle prostitute sino alla stazione. È l’uomo a rendere partecipe di ciò Sonia, proponendole cene a tre.
Sonia è imbarazzata nel raccontarmi la sua storia. Lo fa quasi con vergogna.
È molto confusa. Mi dice che da circa due anni è iniziata la sua “ribellione”.
Cerca, anche se non sempre con successo, di non assecondare le richieste del marito, pagandone le conseguenze.
Sonia lavora presso una mensa gestita dal fratello del marito. Sonia non ha spazi per sé, non ha particolari amicizie. Il suo tempo è scandito dal lavoro e dalla gestione della famiglia.
L’unico spazio che Sonia si concede è un week-end ogni due mesi circa a Roma, dove ha mantenuto i contatti con l’ex-fidanzata del figlio più grande.
Il marito, in almeno un paio di occasioni, ha picchiato Sonia prima della sua partenza per Roma.

La domanda iniziale di Sonia è quella di “chiarire sé stessa” circa la relazione.
“Perché mi sento ancora così legata a quest’uomo?”

Alcuni  colloqui

Uno dei primissimi colloqui è un incontro “pieno di cose”, intenso.
Sonia esordisce (esordirà per parecchi colloqui in questo modo) dicendo che le cose sono andate bene e che non le sembra di aver nulla da raccontare.
Chiedo in che senso “le cose sono andate bene”.
Dice : “Mio marito non mi ha aggredito”.
Sara continua a parlare ed a raccontarsi in base a ciò che fa il marito.
Le rimando ciò ed il fatto che vorrei che insieme cominciassimo a parlare di lei.
Ragioniamo sul fatto di come Sonia “dipenda” dagli umori del marito.
Parliamo del fatto che in alcune occasioni Sonia è riuscita ad essere “altro” dal marito.
Sonia continua ad essere confusa circa la sua domanda.

15 .11.2004

Sonia mi dice di aver pensato a due alternative possibili, successivamente ad uno dei nostri incontri: “tornare ad essere la Sonia calpestata di prima” oppure “lasciare la famiglia  e rifugiarsi  dalla madre” .
Sento che Sonia non può ( o non vuole?), nel momento in cui me le esprime, scegliere nessuna delle due possibilità.
Cerco, come già accennato inizialmente, di sottolineare le risorse che Sonia possiede.
Credo sia importante mantenere e rafforzare gli spazi che, con gran fatica, si è conquistata tra i quali i suoi week-end a Roma e lo spazio di terapia…
Sonia  inizia a pensarsi in maniera differente, sta mantenendo i suoi spazi anche se con difficoltà in quanto sente che il marito ha ancora molto “potere”..

Sonia inizia a percepire il nostro spazio come estremamente importante. Me lo dice.

20.01.2005

Rivedo Sonia dopo le vacanze natalizie.
Sonia in questa settimana ha distolto la sua attenzione dalla situazione familiare in quanto ha dovuto accudire la madre ( che ha subito un piccolo intervento chirurgico).
Sonia dice comunque che il marito non ha cambiato atteggiamento; continua con insistenza a fare le sue richieste, intervallando queste a scatti d’ira ed insulti nei suoi confronti.
Comincia però a sorprendersi come la cosa la infastidisca sempre meno…
“Forse sto cambiando io…”

15.02.2005

Sonia mi racconta che la settimana è trascorsa uguale alle altre.
Ha nuovamente la sensazione di non raccontarmi nulla di nuovo. Come se io dovessi aspettarmi continue nuove cose da lei.
Le dico che non sono della stessa opinione. Che i nostri sono colloqui “ricchi di cose”.
Sonia mi racconta dell’ennesima lite durante la quale il marito l’ha nuovamente insultata.
Sonia riprende, a questo punto ciò che ci eravamo dette durante l’ultimo nostro incontro.
Sonia si era descritta in tre tempi:  un tempo precedente al matrimonio (dove prevaleva il “sogno romantico”), un tempo durante il matrimonio (il tempo della “disillusione”) ed un tempo della “nuova” Sonia (il cambiamento in atto).
Ora Sonia vede la propria storia come suddivisa in due, non più in tre tempi: “Sono due le Sonie, non tre!”. La Sonia attuale è simile a quella di una volta. Capace di farsi ascoltare.

 

01.03.2005

Sonia sta programmando il suo week-end a Roma.
È riuscita, nonostante il forte disappunto del marito, a comprare il biglietto del treno.
Sonia continua a ripetermi che non vuole assolutamente tornare ad essere la Sonia di un tempo, remissiva.
Le dico che trovo coraggioso e significativo di un iniziale seppur piccolo cambiamento l’aver fatto tale gesto.
La nostra immagine metaforica è l’incantesimo. Sara sta aspettando una magia, che tutto possa risolversi. Che il marito possa, forse, trasformarsi in un uomo diverso. 

L’incantesimo  ora viene utilizzato quale metafora di cambiamento non più riguardante il marito (e il desiderio che lo stesso cambi) bensì Sonia e il suo cambiamento.
Sonia tuttora mantiene i propri spazi. I suoi week – end fuori porta hanno cadenza regolare.
Non ha più assecondato nessuna richiesta del marito, se non in un’occasione mesi fa.
Il nostro ultimo colloquio rivela una Sonia che si racconta in maniera diversa, seppur all’interno della medesima relazione.
Mi dice di non avere più avuto necessità di domandare permesso per fare delle cose, che non sente più il bisogno di lamentarsi con la madre e la sorella circa la sua situazione. Si sente energica, forte. La può affrontare da sola.
Le uscite con il marito non sono più della stessa natura di una volta. Sono uscite, per lei, sentite come più “normali” (cinema, ristorante).
Si sente presuntuosa nel raccontarmi tutto ciò.
Le dico che la presunzione in alcuni casi può andare bene e che sono orgogliosa di lei.
Penso le possa servire.
La prossima volta parleremo della differenza tra sopravvivere e vivere. Me lo propone Sonia.

L’intervento

Anche in questo caso è sembrato più semplice suddividere l’intervento in macro e micro-obiettivi.

Primo macro-obiettivo: il primo obiettivo è stato quello di partire dalla domanda iniziale di Sonia: “Voglio chiarire me stessa” .
Abbiamo intenzionalmente lasciato da parte tale domanda iniziale per costruirne insieme altre. Altre domande alle quali poter rispondere in maniera più immediata.
“Cosa vorrebbe cambiare Sonia dello stato attuale delle cose?” “Ci sono delle cose che fanno comunque stare bene Sonia?” “Cosa ha fatto Sonia finora per gestire il suo problema relazionale?”
Perciò si è scoperto che c’erano delle cose che a Sonia facevano bene, che Sonia aveva finora adottato delle specifiche “strategie di sopravvivenza”  e che Sonia avrebbe voluto a volte “cambiare” il marito, a volte fuggire da lui.
Secondo macro-obiettivo: il secondo macro-obiettivo, legato al primo, è stato quello di offrire, come a Maria, una terza possibilità. Quella di rimanere all’interno di un rapporto, che non si ha la forza di interrompere (almeno nel periodo attuale), e di modificare la propria modalità di relazionarsi, di reagire, di sentire.
Ovviamente il terzo dato va offerto e realizzato con l’introduzione di minime differenze possibili ossia il prefissarsi obiettivi piccoli e raggiungibili (per es. mantenere il proprio spazio per Sonia).
Primo micro-obiettivo: si è cercato di valorizzare le capacità e le risorse di Sonia (per es. Sonia è riuscita a prendere il treno da sola per Roma, cosa che non avrebbe mai fatto due anni fa).
Secondo micro-obiettivo: sono state tentate con Sonia alcune manovre strategiche al fine di ridurre l’ansia dovuta, per esempio, al dover mettere al corrente il  marito della sua partenza periodica per Roma. In vista dell’ultimo week-end programmato, abbiamo fissato una data, prima della quale non dire nulla al marito. Sonia, com’era previsto, ha trasgredito alla “prescrizione”. Lo ha detto al marito prima della data prevista ed ne ha scoperto una reazione migliore di quel che pensava, con riduzione della sua ansia.
Le metafore all’interno della cornice: mentre scrivevo la storia di Sonia mi sono accorta di quanto simile e al tempo stesso diversa fosse rispetto a quella di Maria.
Simile per alcuni obiettivi prefissati. Si ritrova, anche per Sonia, la scansione del tempo in tre periodi.
L’incantesimo fa qui da metafora di cambiamento. L’incantesimo è graduale, lento. È il cambiamento di Sonia. “L’integrità dell’anima” diviene la capacità di sopravvivere di Sonia, di trovare strategie sempre differenti. Di trasformare le sue sensazioni da dolore in energia e forza.