Il pensiero di Ernst Cassirer

Silvia Lattanzi

1. Lo sviluppo del pensiero
La figura di Ernst Cassirer viene ricondotta al periodo del Neocriticismo e Storicismo in Germania. Egli è uno dei primi autori che, alla fine dell’Ottocento, promuovono una forte sollecitazione ad evitare ogni tipo di “dogmatismo” della scienza, ogni acritica accettazione ed esaltazione dei suoi metodi e dei suoi risultati, mostrando la moltitudine di possibilità e limiti della conoscenza. L’impronta che viene data dall’avvento sempre più forte del Capitalismo, e di conseguenza dalla nuova politica imperialista e coloniale che le grandi potenze mettono in atto, provoca una crisi nelle certezze che l’uomo aveva avuto fino a quel momento. Una crisi di cui risente non solo l’essere umano come persona, il quale inizia ad interrogarsi sul senso della propria esistenza, ma, anche, ogni campo del sapere.
Il Positivismo concentrava la propria attenzione sui fatti percepiti come garanzia di oggettività e di concretezza e negava ogni primato della realtà soggettiva e spirituale, privilegiando un particolare tipo di sapere scientifico che tendeva ad annullare le determinazioni particolari e concrete dei fenomeni in una serie di classificazioni astratte. Le varie teorie filosofiche, ma anche sociologiche, biologiche, scientifiche che vedono la luce in questo periodo, pur sviluppando il loro pensiero in maniera diversa, possono essere accomunate dal fatto di ricercare un paradigma diverso con cui studiare la realtà.
Cassirer è un grande storico della filosofia, ma ha notevole importanza anche sul piano strettamente teoretico.
Nel 1910 egli pubblica Il concetto di sostanza e il concetto di funzione, dove si occupa della filosofia come scienza, affermando che il suo compito non è occuparsi della realtà quanto dei modi e delle forme con cui la realtà viene conosciuta. Da tale idea deriva la riflessione secondo cui la conoscenza scientifica in generale non deve spiegare i fenomeni, ma produrre concetti e principi teorici capaci di organizzare razionalmente i fenomeni stessi. Nella conoscenza scientifica le cose vengono viste attraverso punti di vista, teorie, leggi, ossia relazioni. Il concetto metafisico di sostanza viene risolto nel concetto matematico di funzione. Matematica, geometria, fisica e chimica non cercano la sostanza, bensì la legge, vale a dire la funzione. La funzione è relazione tra cose. Le relazioni funzionali che istituiscono e connettono gli oggetti della conoscenza scientifica sono prodotti del pensiero simbolico, peculiarità dell’uomo. La scienza è quindi un prodotto dell’uomo e non qualcosa al di sopra di lui in grado di spiegare la realtà nella sua totalità.
Il fatto di considerare la scienza come una forma simbolica costruita dall’uomo fa in modo che essa non sia né realistica, né empiristica. La scienza non osserva, non classifica, né tanto meno, rispecchia l’universo dei dati fenomenici, essa è un’attività formale ideativa e costruttiva. Una scienza così concepita restituisce all’uomo la propria libertà dal dualismo del determinismo – indeterminismo in quanto il determinismo diventa niente altro che un punto di vista, quindi l’uomo è libero.
Cassirer sottopone ad analisi filosofica non solo le scienze fisico – matematiche, ma anche gli altri campi del sapere la cui conoscenza non si riduce a “leggi”, a enunciati formali, ed in particolare il mito, l’arte e la religione. Questi campi del sapere sono forme fondamentali della comprensione del mondo. Esse allo stesso livello della scienza sono forme simboliche che danno forma e senso, vale a dire strutturano il modo di vedere il mondo, creano mondi di significati e organizzano l’esperienza. Le varie forme del sapere sono simboli, segni con cui non solo si comunicano, ma si costruiscono dei costrutti di tipo particolare. Tali simboli permettono di configurare e unificare campi specifici di esperienza attraverso realtà culturali capaci di conferire un valore, ossia un significato, alle esperienze condivise.
Le esperienze possono essere condivise solamente attraverso un linguaggio comune. Il linguaggio può essere preposizionale, rapportabile al segno, appartenente al mondo fisico con un carattere operativo e quindi responsabile dello sviluppo della civiltà; ma il linguaggio può essere anche emotivo, espresso dal simbolo, che ha carattere designativo e rappresentativo e grazie al quale può nascere una cultura.

2. L'uomo è un animale simbolico
La differenza tra linguaggio preposizionale e linguaggio emotivo costituisce la soglia tra mondo umano e animale: entrambi hanno immaginazione pratica, ma quella simbolica è caratteristica esclusiva dell’uomo. La caratteristica primaria dell’uomo, ancora prima che nella sua tendenza all’aggregazione sociale, si esprime nella sua capacità simbolica. Tale caratteristica si manifesta nel linguaggio emotivo, nella capacità di comunicare tramite un’articolazione di simboli significanti.
L’apparizione del sistema simbolico trasforma la situazione esistenziale dell’uomo. Egli vive in una “diversa” dimensione della realtà. Egli con la sua capacità simbolica supera i limiti della vita organica, “non vive più in un universo soltanto fisico, ma in un universo simbolico. […] L’uomo non si trova più direttamente di fronte alla realtà; per così dire, egli non può più vederla faccia a faccia. La realtà fisica sembra retrocedere via via che l’attività simbolica dell’uomo avanza” (Cassirer, 1944).
L’uomo non deve essere considerato animal rationale, piuttosto animal symbolicum. Cassirer dice che la definizione di animal rationale mantiene il suo valore, ma aggiunge che “il linguaggio non esprime soltanto pensieri e idee, ma, in prima linea, sentimenti ed affetti.”(Cassirer, 1944). La ragione diviene un termine poco adeguato se si vuole abbracciare in tutta la loro ricchezza e varietà le forme della vita culturale dell’uomo. L’uomo è un animale simbolico nel senso che la sua azione si esprime principalmente nelle varie forme della cultura, cioè nei grandi sistemi simbolici costituiti dai miti, dalle religioni, dalle arti e dalle scienze. Tutto ciò esalta la funzione e il valore del linguaggio e del simbolo nella cultura umana, valore che si esprime non solo nella trasmissione e nella comunicazione, ma anche nella produzione del pensiero.

3. Il contributo di Ernst Cassirer alla nascita dell'interazionismo simbolico
L’affermazione di Cassirer secondo cui la realtà non è un qualcosa di oggettivo, unico e assoluto e da qui quella secondo cui la ricerca della scienza non deve essere tesa alla descrizione della sostanza, ma alla descrizione dei modi e delle forme in cui la sostanza può esprimersi, permette di considerare Cassirer come uno dei pensatori che hanno lavorato per la costruzione di un paradigma con cui indagare la realtà diverso da quello moderno, rappresentato dal Positivismo, e identificabile nel Postmodernismo, in cui, tra le varie teorie che ad esso fanno riferimento, si trova l’Interazionismo simbolico.
La tradizione postmoderna (che esiste da sempre nella storia del pensiero, ma che si sviluppa sempre di più a partire dal Pragmatismo americano) si muove all’interno di un’ottica di comprensione e non di spiegazione e Cassirer lo mostra nell’idea secondo cui della realtà non bisogna indagare “l’oggetto in sé”, cioè la sostanza, ma bisogna indagare le relazioni esistenti tra i suoi vari elementi in modo da comprendere il processo che ha generato la sua costruzione.
La capacità di stabilire relazioni tra elementi può essere compiuta solo dal pensiero simbolico e l’unico a possedere tale pensiero è l’uomo. Più che un “animale razionale”, come aveva ritenuto Aristotele, l’uomo è un animal symbolicum. In questo modo Cassirer getta le basi per uno dei principi base dell’Interazionismo simbolico: la realtà è una costruzione simbolica dell’uomo. Nel mondo della vita non esiste nulla di determinato a priori, ogni oggetto empirico e ogni congettura non hanno alcun senso “incapsulato” al loro interno, è l’uomo a donare loro un significato attraverso la sua capacità di creare relazioni attraverso la sua capacità di produrre simboli. La realtà non è una somma di “dati oggettivi”, ma sempre la risultante di una costruzione e di una mediazione simbolica. La realtà esiste sempre in relazione al soggetto che con la sua attività simbolica le attribuisce un senso ordinando il flusso di eventi che la compongono. L’idea secondo cui tutto lo sviluppo della società umana dipende dall’azione simbolica è alla base del pensiero di Cassirer, ma anche dell’Interazionismo simbolico.
Il significato può poi essere trasmesso dall’uomo agli altri uomini attraverso la sua capacità di comunicare. Il linguaggio è il mezzo principale del simbolismo. Esso seleziona alcuni aspetti della realtà, attribuendo loro uno specifico significato, proprio di uno specifico sistema simbolico, rappresentato dalle diverse forme della cultura, come l’arte, la religione e anche la scienza, considerata come attività simbolica in quanto costituita da segni significanti. Il linguaggio costruisce teoricamente il mondo, fa si che la rappresentazione diventi oggetto senza perdere la sua soggettività e fa in modo che l’uomo acquisisca un nuovo potere sulle cose, sulla realtà e su se stesso, permettendogli di conquistare il mondo sociale. Viene così anticipato quello che è un altro principio cardine della teoria interazionista e cioè che il processo comunicativo espresso dal linguaggio è il mezzo principale attraverso cui si costruiscono, si mantengono e si esprimono il sistema d’identità di una persona e la realtà in cui tale persona agisce.
Cassirer nella sua critica alla scienza positivista e nella sua esaltazione dell’attività simbolica dell’uomo si avvicina molto al pensiero di William James, il quale si oppone ad ogni concezione unitaria del reale, abbracciando una concezione pluralista del mondo, che si genera sulla base di differenti possibilità conoscitive. Come nel Pragmatismo così nel suo pensiero Cassirer mette in evidenza che ogni osservazione sul mondo è sempre condotta da un punto di vista riscontrabile nelle azioni conoscitive ed operative messe in atto dall’osservatore. Il simbolo significante appare come qualcosa che riporta a un significato, che però non è una priorità del simbolo, qualcosa di cui il simbolo è un’etichetta. Il significato racchiuso nel simbolo è in relazione al rapporto che chi osserva ha con il simbolo. Il significato che viene relazionato a un certo simbolo fa in modo che nell’osservatore avvengano fenomeni fisici, emotivi e mentali per cui egli percepisce dei rapporti tra gli oggetti in un certo modo piuttosto che in un altro. La visione pluralista secondo cui esistono molteplici fenomenizzazioni della realtà mai oggettivabili scientificamente e sempre comprensibili in base a un punto di vista rappresenta un ennesimo punto di contatto tra il pensiero di Cassirer e la teoria dell’Interazionismo simbolico, confermando ulteriormente come le idee del filosofo tedesco siano fondamentali per lo sviluppo di un modo diverso di approcciarsi allo studio dell’uomo, della sua azione e della sua società.

 


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