Martin Heidegger. Biografia (da wikipedia)

La vita di Heidegger si svolse pressoché interamente in Germania; egli infatti viaggiò pochissimo, quasi esclusivamente per alcune conferenze (ad es. a Roma, Zurigo etc.), o seminari. In sostanza, egli si dedicò per l'intera durata della sua esistenza all'insegnamento accademico e all'elaborazione delle sue opere filosofiche, alcune delle quali strettamente legate ai corsi universitari.

Nato nel 1889 a Messkirch, nel Baden, compie i primi studi a Costanza e Friburgo, diventando ben presto allievo del neokantiano Rickert; presso l'università di Friburgo conclude i suoi studi diventando libero docente con una dissertazione riguardante il pensiero di Duns Scoto. Divenuto nel 1916 assistente di Husserl, inizia con lui un periodo di intensa collaborazione e di ricerca, in particolare riguardante Aristotele, Kant e Fichte; nello stesso tempo, svolge esercitazioni accademiche sulla fenomenologia seguendo l'indirizzo tracciato da Husserl. Fra il 1923 e il 1927, divenuto professore presso l'università di Marburgo, svolge corsi su Platone, Hegel, Cartesio e sull'ontologia medievale; in questo periodo comincia il distacco da Husserl, che si concretizzerà poi nella pubblicazione, nel 1927, di Essere e tempo, la sua opera principale, dedicata al suo maestro e tuttavia segnata da una applicazione molto originale del metodo e ai concetti della fenomenologia. Nel 1928 sarà proprio Heidegger a succedere, a Friburgo, nella cattedra che era stata di Husserl; la sua carriera universitaria lo porterà, in seguito, ad assumere il ruolo di rettore, sia pure per breve tempo, proprio mentre Husserl fu allontanato, a causa delle sue origini ebraiche, dall'insegnamento (ma Heidegger dimostrerà poi la sua estraneità a questo provvedimento). Dimessosi dal rettorato e rifiutato ogni coinvolgimento politico diretto(ma cfr. sotto per quanto riguarda il coinvolgimento di Heidegger col nazismo), continua a tenere i suoi corsi accademici, ma fino al 1942 non pubblica più alcuna opera. Fra i corsi più importanti di questo periodo, troviamo quello su Nietzsche, poi pubblicato nel 1961. Cessata l'interdizione accademica dovuta alle potenze occupanti nel periodo post-bellico, nel 1947 Heidegger pubblica un testo molto significativo, La dottrina platonica della verità, con una lettera sull'umanismo, in cui individua in modo esplicito i motivi che distinguono la sua filosofia, a suo dire niente affatto esistenzialistica, dall'esistenzialismo umanistico, in primo luogo di Sartre, in quegli anni molto diffuso in Francia; la sua filosofia infatti è volta alla riflessione sull'essere, e l'analitica esistenziale svolta in "Essere e tempo" svolge una semplice funzione propedeutica, rispetto a questo tema fondamentale. Proprio in questo periodo, infatti, egli comincia a tracciare, attraverso una serie di saggi e conferenze poi riuniti in varie raccolte, i temi di una svolta intellettuale che sposterà la sua ricerca dal tema del senso dell'essere a quello della verità dell'essere; per adeguarsi a questa svolta, anche il linguaggio delle sue opere diverrà sempre più vicino a quello della poesia e dunque più oscuro e ambiguo. D'altra parte proprio il tema del linguaggio e della poesia sarà uno dei più importanti in quest'ultima fase, come testimonia lo scritto "In cammino verso il linguaggio" del 1959, nonché gli incontri, avvenuti in quest'ultima fase della vita di Heidegger, con poeti come René Char e Paul Celan. Nel 1969 Heidegger, a 80 anni, accetta una intervista televisiva, svolta da Richard Wisser per la Zdf; in questa intervista e in altre conferenze e interviste giornalistiche di questi ultimi anni, centrale è la questione della tecnica, come evento dell'essere che scuote nel profondo l'uomo, minacciandolo nel suo stesso fondamento. A 87 anni morirà a Friburgo, nel 1976.

Martin Heidegger, parallelamente alla vita matrimoniale, tenne lungamente nascosta la sua relazione sentimentale con la filosofa ebrea Hannah Arendt, sua giovane allieva. Questo rapporto ebbe veri e propri aspetti di sottomissione erotica e cerebrale, come documentato nel libro "Hannah Arendt/Martin Heidegger" di Elzbieta Ettinger.


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