La realtà come costruzione sociale

Peter Berger, Thomas Luckmann

The Social Construction of Reality, Anchor, Garden City, N.Y.

La realtà come costruzione sociale - Peter Berger, Thomas Luckmann The Social Construction of Reality - Peter Berger, Thomas Luckmann

pagine 272

13,50 euro

1966, ed. italiana 1969

Il Mulino, Bologna


Ciò che noi percepiamo come "reale" varia da società a società ed è prodotto, trasmesso e conservato tramite processi sociali che la sociologia della conoscenza si incarica di indagare. Questa problematica viene esaminata nei suoi due aspetti simmetrici e complementari: l'esteriorizzazione, ovvero la trasformazione dell'attività umana in una realtà sociale oggettiva attraverso l'istituzionalizzazione; l'interiorizzazione, ovvero la reintroduzione del mondo sociale oggettivo nella coscienza del soggetto attraverso la socializzazione.


Recensione e sintesi da wikipedia

Argomento dell'opera
Berger e Luckmann si occupano del problema della nostra conoscenza della realtà, intendendo per realtà tutti i fenomeni che consideriamo indipendenti dalla nostra volontà, e prescindendo dalla questione della validità o meno di questa conoscenza. La sociologia della conoscenza si occupa del modo in cui una realtà viene costruita socialmente e viene data per scontata. La sociologia della conoscenza nasce con Max Weber, che ha anche coniato il termine, ed ha il suo predecessore in Dilthey e nella sua riflessione sulla relatività delle conoscenze; ha ricevuto poi impulso da Scheler e Karl Mannheim. A differenza dei predecessori, gli autori non intendono occuparsi del pensiero teorico, e delle questioni epistemologiche connesse, ma di tutto ciò che in una società è conoscenza.

Le sfere di realtà
La nostra coscienza ha sempre un carattere intenzionale, si dirige verso oggetti, è sempre coscienza di qualcosa. Gli oggetti si presentano alla coscienza come appartenenti a diverse sfere di realtà. Tra queste sfere di realtà ve n'è una che ha un ruolo dominante: la realtà della vita quotidiana, che la coscienza percepisce come una realtà ordinata preesistente, presente qui ed ora, intersoggettivo ed autoevidente. Le altre sfere di realtà sono circoscritte, inserite nella realtà della vita quotidiana e inevitabilmente meno familiari. L'entrata in questi mondi (come quello del sogno o del pensiero astratto) è una sorta di escursione oltre la realtà quotidiana.
La realtà quotidiana è intersoggettiva, fondata soprattutto su interazioni faccia a faccia, nelle quali l'altro si presenta come più reale di me stesso (l'altro è immediatamente presente, mentre l'incontro con me stesso richiede riflessione). Gli incontri diretti sono guidati da schemi di tipizzazione, per cui io incontro l'altro in primo luogo come l'appartenente ad una categoria umana, comportandomi di conseguenza.

Le significazioni
La realtà quotidiana è fatta di oggettivazioni, tra le quali una importanza cruciale va riconosciuta alle significazioni, ossia ai sistemi di segni. Questi sistemi possono differenziarsi in base al grado di distacco possibile dalla situazione dell'incontro diretto. Una danza è più distaccabile di un'espressione di ira, ed un manufatto è più distaccabile di una danza. Il linguaggio è il più importante sistema di segni. Nasce nella vita quotidiana e fa riferimento soprattutto alla realtà della vita quotidiana, ma ha anche la capacità di trascendere il qui ed ora e di rendere presenti realtà lontane. Esso opera dunque come elemento di collegamento tra sfere di realtà differenti. Il linguaggio può anche elaborare sistemi di rappresentazioni simboliche senza riferimento alla realtà della vita quotidiana: è ciò che avviene con la religione, la filosofia, l'arte e la scienza.

La distribuzione sociale della conoscenza
La mia conoscenza della vita quotidiana è legata agli oggetti cui do importanza. Ha dei confini ben precisi, oltre i quali v’è una zona oscura. La conoscenza è socialmente distribuita, e comporta dei sistemi di competenza molto complessi. Constatato il limite della mia conoscenza della vita quotidiana, io devo ricorrere ad un esperto; della conoscenza della vita quotidiana fanno anche parte, dunque, indicazioni sulla distribuzione sociale della conoscenza (sugli esperti cui devo rivolgermi per risolvere i problemi).
Non esiste una natura umana invariabile, esistono soltanto costanti antropologiche che consentono e limitano la variabilità delle formazioni socio-culturali dell'uomo. L'uomo produce sé stesso, a differenza dell'animale, ma tale produzione ha sempre un carattere sociale: l'homo sapiens è sempre homo socius. L'uomo è biologicamente aperto al mondo, perché i suoi impulsi sono meno specializzati e sa rispondere con grande plasticità alle situazioni ambientali; tale apertura è trasformata in chiusura al mondo dall'ordine sociale, che organizza e stabilizza la sua esperienza. L'ordine sociale ha dunque le sue basi nella condizione biologica dell'uomo.

Le istituzioni
Le istituzioni nascono dalle consuetudini con le quali cristallizziamo le nostre azioni, e precisamente quando dei gruppi tipizzano reciprocamente delle azioni consuetudinarie. Perché si possa parlare di istituzione occorre inoltre che queste tipizzazioni abbiano uno sviluppo storico e che forniscano dei modelli di comportamento, fungendo da controllo della condotta individuale. L'istituzionalizzazione è dunque incipiente in ogni durevole rapporto sociale. Una volta creato, un mondo istituzionale si presenta al singolo come una realtà oggettiva; tuttavia il mondo istituzionale, oggettivato, non è mai indipendente dall'azione umana che l'ha prodotto. Il mondo istituzionale e l'uomo, il prodotto ed il produttore, interagiscono dialetticamente: la società è un prodotto umano, e l'uomo è un prodotto sociale.
Le istituzioni tendono all'integrazione, ma l'integrazione non è un imperativo funzionale, bensì una derivazione: gli individui tendono ad integrare le differenti azioni istituzionalizzate in un universo significativo, attraverso la riflessione. V’è una conoscenza che definisce la condotta istituzionale, che controlla i comportamenti e stigmatizza ogni deviazione dall'ordine come malattia, depravazione, ignoranza, follia.
Le esperienze trattenute dalla coscienza si sedimentano nella memoria, soprattutto attraverso la mediazione del linguaggio. Poiché gli uomini spesso sono stupidi, i significati istituzionali tendono ad ipersemplificarsi nel processo di trasmissione. Per ravvivare la conoscenza della tradizione si può ricorrere a simboli (militari o religiosi) o ad azioni simboliche (rituali).
Il compimento di azioni tipizzate comporta una sorta di scissione interiore: l'io che ha compiuto l'azione non è l'io intero, ma un io sociale. Questo io sociale è il ruolo, con il quale l'istituzione viene incorporata nell'esperienza individuale. Ogni ruolo rappresenta l'ordine istituzionale, ma vi sono ruoli che lo rappresentano di più: sono ruoli che rappresentano l'integrazione di tutte le istituzioni in un mondo significativo. Tali sono il giudice ed il monarca.
Il ruolo porta l'individuo ad acquisire un'area specifica di conoscenza socialmente oggettivata, e ciò implica una distribuzione sociale della conoscenza.
L'ampiezza del settore di attività istituzionalizzate è proporzionale alla complessità della società ed alla divisione del lavoro. In una società semplice, tutte le azioni sociali sono istituzionalizzate, e la vita sociale comporta la partecipazione continua ad una liturgia altamente formalizzata.
La segmentazione dell'ordine istituzionale fa sorgere il problema di una integrazione delle differenti realtà istituzionali attraverso la creazione di significati integrativi, con metodi che possono variare storicamente. E’ possibile inoltre che si creino sub-universi di significato, segregati e sorretti da una collettività ristretta. Le conoscenze di questi sub-universi hanno la possibilità di influire sulle collettività stesse che le hanno prodotte. I sub-universi diventano sempre meno accessibili a coloro che ne sono esterni, come settori esoterici.
L'ordine istituzionale, creato dall'uomo, viene vissuto come un fatto naturale (o prodotto da forze soprannaturali). E’ questa la reificazione, di cui aveva parlato Karl Marx nelle opere giovanili. L'uomo viene visto come un prodotto del mondo, più che come produttore.

La legittimazione
La legittimazione produce significati che integrano i significati dei diversi processi istituzionali. Una prima legittimazione è già presente quando si trasmette un sistema di oggettivazioni linguistiche (quando si trasmette un vocabolario di parentela, ad esempio). Una seconda legittimazione contiene rudimentali affermazioni teoriche (ad esempio nei proverbi). Una terza forma di legittimazione ricorre a teorie esplicite, che giustificano espressamente un sistema istituzionale. Gli universi simbolici sono la quarta forma di legittimazione: essi integrano diverse sfere di significato, sono onnicomprensivi e distaccati dall'esperienza quotidiana. L'universo simbolico consente di ordinare l'esperienza individuale, dividendo le varie fasi della biografia personale ed intergrado la stessa morte in una visione totale. L'universo simbolico non ha bisogno di essere legittimato; occorreranno procedimenti di mantenimento quando esso diventa un problema. Un universo simbolico può essere scosso dalla presenza interna di visioni differenti (ad esempio le eresie) o dal confronto con un universo simbolico alternativo. In questo caso la vittoria dell'uno o dell'altro universo simbolico dipenderà dalla potenza più che dalle capacità teoriche dei sostenitori.
Lo strumento più antico per il mantenimento degli universi simbolici è la mitologia. Con la creazione di sistemi mitologici, che superano le incoerenze, ci si avvicina alla teologia. Quest’ultima porta le forze sacre lontano dalla vita quotidiana, e costituisce un settore di conoscenza non comprensibile da tutti.
Un altro metodo per mantenere un universo simbolico è l'annichilazione, che può avvenire in due modi: negando qualunque fenomeno o interpretazione che non rientri nell'universo simbolico, o spiegando ogni realtà deviante con i concetti di quell'universo, incorporandola.
Quando compaiono forme complesse di conoscenza, sorge anche una classe di esperti, che si dedicano alla elaborazione di una teoria pura, con la quale non sono più esperti di un settore particolare, ma diventano esperti universali. Questi esperti possono entrare in contrasto con i professionisti (un esempio è il conflitto tra bramini e casta militare nell'India antica) o con altri esperti. Quest’ultima competizione non è astratta, ma è un conflitto tra le basi socio-strutturali delle teorie, nel quale la vittoria spetta quasi sempre alla teoria che ha la base più forte.
Le società moderne sono pluralistiche. Hanno, cioè, un nucleo di conoscenza comune a tutti e diversi universi simbolici che coesistono. Tale situazione è legata alla notevole divisione del lavoro e alla grande differenziazione nella struttura sociale delle società moderne.
L'intellettuale è un tipo di esperto la cui competenza non è richiesta dalla società. È un emarginato sociale, che ha un modello di società in disaccordo con quello ufficiale, che «nel migliore dei casi, è oggettivato socialmente in una sottosocietà di intellettuali come lui». Una possibilità per l'intellettuale è anche la rivoluzione, se riesce a trovare un gruppo sociale che confermi la sua visione deviante.

La socializzazione
L'individuo nasce predisposto alla socialità, ma diventa membro effettivo di una società solo grazie ad un lungo processo di interiorizzazione delle oggettivazioni sociali. Il momento fondamentale di questo processo è la socializzazione primaria, che avviene in famiglia. Il bambino interiorizza identificandosi con le persone per lui importanti, assumendone i ruoli ed i comportamenti. L'io, così, è un'entità riflessa, come aveva già visto George Mead. La progressione della socializzazione primaria comporta l'astrazione dai comportamenti particolari, per giungere a generalizzazioni sui comportamenti altrui. Quando questa astrazione è compiuta, tra realtà soggettiva e realtà oggettiva v’è un rapporto simmetrico. La socializzazione secondaria porta ad interiorizzare i sottomondi istituzionali, e presuppone l'interiorizzazione del mondo nella socializzazione primaria. Mentre la socializzazione primaria ha bisogno di una forte identificazione, quella secondaria può farne a meno: occorre identificarsi con i genitori, non certo con gli insegnanti. Nella socializzazione primaria si crea una distanza tra l'io totale e l'io legato ad un ruolo particolare; è possibile cioè considerare una parte di sé come legata solo ad un determinato ruolo e ad una situazione specifica.
Nelle società semplici, la socializzazione secondaria può essere compiuta dallo stesso agente della socializzazione primaria; in quelle complesse, vi sono degli agenti che hanno quel compito specifico.
Le realtà interiorizzate nella socializzazione secondaria sono più vulnerabili perché più superficialmente radicate nella coscienza. La realtà della vita quotidiana è riaffermata costantemente attraverso l'interazione, in particolar modo con le persone significative. La conversazione è lo strumento che preserva la realtà, indebolendo od eliminandone alcuni elementi, che non vengono più nominati. Si può conservare una realtà soggettiva solo all'interno di una struttura di plausibilità, in un contesto comunicativo che confermi la nostra percezione (ad esempio in una comunità religiosa, nel caso di un cattolico).
Un individuo può anche mutare radicalmente la realtà soggettiva, con un processo di ristrutturazione. In questo caso (ad esempio nelle conversioni religiose) interviene una risocializzazione, simile alla socializzazione primaria, sostenuta da un'efficace struttura di plausibilità e mediata da persone significative. L'individuo si inserisce in una nuova struttura comunicativa, e reinterpreta la vecchia realtà alla luce della nuova situazione, concependo la ristrutturazione come una frattura biografica.
L'identità è prodotta dall'azione reciproca di organismo, coscienza individuale e struttura sociale, ed a sua volta di ripercuote sulla struttura sociale, conservandola o modificandola. E’ un errore pertanto ricondurre l'individualità alla struttura sociale, ma è sbagliato anche enfatizzate l'unicità dell'individuo. Tra individualità e struttura sociale esiste una dialettica. Dalla struttura sociale derivano non le singole identità, ma i tipi di identità. Ogni identità è d'altra parte intelligibile solo se situata in un mondo., ed i problemi psicologici possono essere compresi solo alla luce delle definizioni di realtà correnti nella struttura sociale in cui è inserito. Un contadino haitiano penserà, al comparire di certi sintomi, di essere posseduto, mentre un intellettuale newyorkese si considererà nevrotico, avendo interiorizzato la psicanalisi.
C’è una dialettica anche tra organismo e società. L'organismo limita le possibilità sociali dell'individuo, ma la società a sua volta può giungere a decidere la durata della vita, oltre alla sessualità ed alla nutrizione. La società ha potere di vita e di morte sull'organismo.


 

Sintesi e Sinossi da www.sociologia.uniroma1.it . Autore non specificato

La realtà come costruzione sociale

Presentazione
La realtà per gli autori è una costruzione sociale e non qualcosa di scontato come, per l’uomo della strada. Il sociologo sa che ciò che è dato per scontato per un americano non lo è per un monaco tibetano. Gli autori si chiedono quali sono i processi attraverso cui qualsiasi complesso di conoscenze viene ad essere stabilito come realtà. Sono stati influenzati da Schutz. Berger e Luckmann cercano di superare la vaghezza di Schutz, affermando che la realtà sociale sarebbe costruita in un processo dialettico in base al quale essa risulta un prodotto dell’attività umana. I primi momenti della dialettica in cui l’essere umano si realizza in un mondo di oggetti è quello della esteriorizzazione e dell’oggettivazione, poi segue l’interiorizzazione.

L’uomo è un animale non definito dotato però, di un’apertura culturale di fronte al mondo. L’uomo si deve oggettivare nel mondo, deve auto-porsi dei vincoli normativi per crearsi delle strutture stabili che biologicamente gli mancano.

I meccanismi che presiedono alla creazione dell’ordine culturale sono essenzialmente sociali. L’ordine culturale si stabilisce in base alla consuetudinarietà, ossia azioni ripetute che si sono cristallizzate in schemi. Ovunque vi sia un’azione reciproca tipizzata siamo in presenza di un’istituzione. Le istituzioni liberano gli individui dal dover decidere su tutto. Processi di deistituzionalizzaizone sono sempre possibili. La durata e la forza delle istituzioni dipende dalla loro legittimità ossia dal fatto che esistano strutture capaci di giustificarle.

I processi di conservazione dell’ordine culturale, sono possibili tramite i processi di  legittimazione tra cui rivestono particolare importanza gli universi simbolici L’universo simbolico trascende la realtà della vita quotidiana e integra diverse realtà e segmenti istituzionali. Svolgono un ruolo protettivo, la religione è uno di essi. Solo nel contesto di questo universo, l’identità individuale, fondamentalmente precaria, riceve una certa coerenza e stabilità. Di grande importanza è l’identità e il suo carattere riflesso, il sé riflette gli atteggiamenti degli altri nei suoi confronti entro un processo di interazione sociale. L’identità è una collocazione in un certo mondo, derivante dal riconoscimento che il gruppo sociale accorda agli individui.

PREFAZIONE

Il problema della sociologia della conoscenza
La realtà viene costruita socialmente e il compito della sociologia della conoscenza è quello di analizzare i processi attraverso cui questo avviene.
La Realtà è una caratteristica propria di quei fenomeni che noi riconosciamo come indipendenti dalla nostra volontà. La Conoscenza è la certezza che i fenomeni sono reali e possiedono caratteristiche precise.
Mentre l’uomo della strada dà per scontata la realtà che vive, il sociologo non può evitare di domandarsi se le diverse realtà non possano essere spiegate in relazione alle differenze tra le varie società. L’interesse del sociologo per il problema della Realtà e della Conoscenza viene così inizialmente giustificato dalla loro relatività sociale (ciò che è dato per scontato per un americano non lo è per un monaco tibetano).
Il termine sociologia della conoscenza venne coniato da Max Scheler. e il seguito che ebbe negli anni 20 è dovuto al particolare contesto storico (avvento del nazismo) e filosofico. I sociologi americani, proprio perché non furono assillati da tali problemi, diedero a questa disciplina un interesse marginale.
Gli immediati antecedenti della sociologia della conoscenza sono: Marx – Nietzche – Pensiero storicista
Marx  : da lui deriva il pensiero basilare secondo il quale la coscienza dell’uomo è determinata dalla sua esistenza sociale. Derivano da lui, inoltre, i concetti di Ideologia (idee che servono come strumenti di costrizione nella realtà sociale) e di falsa coscienza (pensiero che viene alienato dalla vera condizione sociale dell’individuo).
Nietzsche : sviluppò una sua propria teoria di falsa coscienza (analisi del significato sociale dell’inganno e dell’autoinganno e dell’illusione come condizione necessaria della vita). “L’arte della diffidenza”.
Storicismo Wilhelm Dilthey : enorme senso della relatività e dell’inevitabile storicità del pensiero. Inevitabile storicità del pensiero umano.
Per Scheler (concezione moderata della sociologia della conoscenza) l’obiettivo era quello di creare un’antropologia filosofica che trascendesse la relatività dei vari punti di vista. Per lui la sociologia della conoscenza è essenzialmente un metodo negativo: la società determina la presenza ma non la natura delle idee. In questo contesto Scheler analizzò il modo in cui la conoscenza umana viene ordinata dalla società. Per lui, la conoscenza umana è data nella società come un a priori rispetto all’esperienza individuale, fornendo a quest’ultima un ordine di significato che, benché relativo ad una situazione socio-storica particolare, è visto dall’individuo come il modo naturale di vedere il mondo. Scheler chiamò questo: “Il modo di vedere il mondo relativo-naturale”. In seguito all’invenzione da parte di Scheler della sociologia della conoscenza vi fu un dibattito ampio in Germania sulla validità di questa disciplina. Ad opera di Karl Mannheim (concezione radicale della sociologia della conoscenza) tale disciplina si sganciò dal contesto meramente filosofico e divenne un metodo positivo per lo studio del pensiero umano. Ideologia: parziale – totale – generale (sociologia della conoscenza). Relazionismo- intelligentia –utopia –
In America ha studiato la sociologia della conoscenza Merton. Anche Parsons si è occupato di tale disciplina, però solo in critica a Mannheim.
Theodor Geiger  diede un valido contributo alla sociologia della conoscenza affermando che L’IDEOLOGIA è una concezione più ristretta dell’ideologia come pensiero socialmente distorto e sostenne che era possibile superarla tramite una scrupolosa fedeltà ai canoni metodologici scientifici.
Werner Stark è quello che più si è staccato dalla visione di Mannheim, per questo autore il compito della sociologia della conoscenza non è quello di smascherare, ma di studiare le condizioni sociali della conoscenza in quanto tale.
L’interesse della sociologia della conoscenza è stato per le questioni epistemologiche su un piano teoretico, e per quelle di storia culturale, su un piano empirico. Gli autori Berger e Luckmann desiderano escludere dallo studio di questa disciplina i problemi epistemologici e metodologici. Per loro, la sociologia della conoscenza è una parte della sociologia intesa come scienza empirica  e si deve occupare della storia delle idee di tutto ciò che passa per “conoscenza” nella società. L’interesse centrale, però, non deve essere solo teoretico xchè la sociologia della conoscenza si deve occupare della costruzione sociale della realtà. Il riferimento è a Schutz. Vedono una possibile simile visione tra Durkheim e Weber. La società effettivamente possiede una oggettualità e la società è davvero costruita da un’attività individuale.

Cap. 1 – I fondamenti della conoscenza nella vita quotidiana

La realtà della vita quotidiana

La vita quotidiana si presenta come una realtà interpretata dagli uomini e soggettivamente significativa per loro come un mondo coerente.

No all’orientamento filosofico anche, se un minimo va spiegato, poiché tale mondo origina nel pensiero dell’uomo e nella sua azione. Per accennare al significato filosofico, comunque, l’orientamento è quello fenomenologico: un metodo descrittivo e in quanto tale empirico ma non scientifico. Tale analisi, si astiene da qualsiasi ipotesi causale o genetica. Il senso comune comprende varie interpretazione pre e semi scientifiche della realtà quotidiana, che accetta come ovvie. SE intendiamo descrivere la realtà del senso comune, dobbiamo riferirci a queste interpretazioni e anche tener conto del carattere di realtà data per scontata. La coscienza è sempre intenzionale. La mia coscienza può muoversi attraverso sfere differenti di realtà es. lavoro, sogni etc. Fra le varie realtà ve ne è una per eccellenza La realtà della vita quotidiana . Io percepisco tale realtà come realtà ordinata, essa appare già oggettivata. Il Linguaggio mi fornisce le necessarie oggettivazioni e segna le coordinate della mia vita nella società e le riempie di significato.
La realtà della vita quotidiana è organizzata attorno al qui e adesso, ma abbraccia anche gradi differenti di vicinanza e lontananza sia spaziali che temporali. Ho più interesse per ciò che mi coinvolge direttamente (es. mondo ufficio).
Tale realtà si presenta come Mondo intersoggettivo , ossia una realtà che condivido con altri; io no posso esistere senza comunicare con gli altri.
La La realtà della vita quotidiana  viene data per scontata, quando voglio metterla in dubbio devo compiere un grande sforzo.
Finché continuano senza interruzione le routines della La realtà della vita quotidiana non sono problematiche, quando questa routine viene interrotta da un problema, si cerca di integrare il problema e di farlo diventare non problematico.
La transizione tra un mondo e l’altro può essere rappresentato dalla parola  TEATRO quando il sipario si solleva lo spettatore è introdotto in un altro mondo.
La Temporalità è una proprietà intrinseca della coscienza, non vi può mai essere simultaneità tra i vari livelli di temporalità. Il tempo c’era prima che io nascessi e ci sarà dopo. Io ho solo una certa quantità di tempo per realizzare i miei progetti.

L’interazione sociale nella vita quotidiana

  • La più importante esperienza con gli altri è quando ci si trova Faccia a faccia. Tutti gli altri casi sono derivazioni di questo. Quando sono di fronte all’altro la sua soggettività mi è direttamente percebile, anche se posso fraintendere alcuni suoi atteggiamenti es. sorride …penso mi stia prendendo in giro….
  • Io percepisco l’altro per mezzo di Tipizzazioni anche nell’incontro diretto. Io vedo l’altro come un uomo, un europeo, un collega etc….Le tipizzazioni dell’altro sono suscettibili alla mia interferenza e viceversa.
  • Le tipizzazioni dell’interazione sociale diventano man mano più anonime via via che si allontano dalla situazione dell’incontro diretto. Es. Henry è inglese e gli piacciono gli hamburger etc……(anonimia). Un aspetto importante dell’esperienza che io faccio degli altri nella realtà della vita quotidiana, è il carattere diretto o indiretto di questa esperienza. L’anonimia dipende anche dalla profondità dei rapporti es. vendo il giornalaio tutti i giorni, ma con lui non ho lo stesso tipo di intimità che con mio marito…. La struttura sociale è la somma di tutte le tipizzazioni e tale struttura è un elemento essenziale della La realtà della vita quotidiana . Io sono legato anche con i miei predecessori e successori per mezzo di Tipizzazioni fortemente anonime es. i miei bisnonni immigranti…

Il linguaggio e la conoscenza nella vita quotidiana

L’espressività umana è in grado di oggettivarsi. L’ira può essere oggettivata per mezzo di un’arma.  L’arma è tanto un prodotto umano, quanto un’oggettivazione della soggettività umana.

Un caso di oggettivazione speciale ma di importanza cruciale è la significazione, cioè la produzione umana di segni. I  segni sono riuniti in una quantità di sistemi. Vi sono sistemi di gesticolazioni, movimenti corporei, prodotti finiti etc….Tali segni e sistemi di segni sono accessibili anche dopo l’esperienza del qui ed ora.
Il Linguaggio è il più importante sistema di segni vocali. La vita quotidiana è soprattutto possibile con e per mezzo del linguaggio che condivido con il mio prossimo. Il linguaggio ha origine nell’incontro diretto, ma può essere separato da essa es. telefono….. La Scrittura è un sistema di segni di secondo grado. Nell’interazione io conosco meglio l’altro che me stesso, il Linguaggio mi permette, invece, di rendere più reale la mia soggettività non solo per il mio interlocutore ma anche per me stesso. Questa capacità del linguaggio si mantiene anche dopo l’incontro diretto. “Gli uomini per conoscere se stessi, devono parlare di se stessi”. Il Linguaggio ha la qualità dell’oggettività, è una attualità esterna e coercitiva. Il linguaggio, inoltre, classifica le esperienze (es. litigata con la suocera, tutti sanno di cosa sto parlando) e, in questo caso, è anonima (chiunque può litigare con la suocera…).
Il Linguaggio può anche trascendere l’esperienza della vita quotidiana, ad es. posso parlare di un mio sogno…..
Ogni tema che getta un ponte tra diverse sfere di realtà, può essere definito un simbolo, e il modo linguistico attraverso il quale avviene questo trascendimento può essere chiamato linguaggio simbolico. Al livello del simbolismo, la significazione linguistica si distacca dal qui ed ora della vita quotidiana e si libra in regioni inaccessibili all’esperienza quotidiana. Il Linguaggio costruisce schemi di classificazione per differenziare gli oggetti. Noi accumuliamo un bagaglio di conoscenze che trasmetteremo di generazione in generazione. Io vivo nel mondo del senso comune della vita quotidiana fruendo di specifici bagagli di conoscenza. L’interazione con altri è influenzata dal bagaglio di conoscenze socialmente disponibile.
Ognuno di noi dispone di una Conoscenza normativa su alcune cose della vita quotidiana. Es. Telefono, so come utilizzarlo, so che esiste un elenco telefonico etc….Non mi interessa sapere come si costruisce un telefono etc….La cultura sociale distingue nella realtà vari grdi di familiarità e fornisce un’informazione complessa e dettagliata su quei settori della vita con cui ho frequentemente a che fare, mentre fornisce informazioni più generiche sui settori più remoti.
Il mio mondo è strutturato in routines. La validità della mia conoscenza della vita quotidiana è data per scontata da me e da altri fino a nuovo avviso, fino a quando non compare problema.
La realtà della vita quotidiana appare come una zona chiara dietro la quale si nascondono zone d’ombra. Come un sentiero sul quale proiettiamo una luce ristretta, tale sentiero però, ai suoi lati e nell’oscurità. La conoscenza, inoltre, è socialmente distribuita es. condivido la mia competenza professionale con i miei colleghi.

Cap 2 – La società come realtà oggettiva
1) L’istituzionalizzazione


Organismo e attività

L’uomo occupa una posizione peculiare nel regno animale. A differenza degli animali, la relazione dell’uomo con il suo ambiente è caratterizzata da un’apertura di fronte al mondo. Il processo attraverso cui l’uomo si forma si realizza in una interrelazione con un ambiente che è sia naturale che umano. L’uomo non interagisce solo con un particolare ambiente naturale, ma anche con uno specifico ordine culturale e sociale, mediato dalle persone per lui importanti che lo condizionano (Mead).
Dal momento della nascita, lo sviluppo dell’organismo dell’uomo è soggetto ad una continua interferenza socialmente determinata.
L’uomo produce se stesso. Plasticità dell’organismo umano, ad esempio nella sessualità. Quella umana, può essere rivolta ad oggetti, altri esseri umani, in modi diversi. Comunque ogni cultura ha una sua configurazione sessuale.

L’organismo sociale e l’IO non possono essere compresi indipendentemente dal contesto sociale in cui sono stati conformati. L’esperienza che l’uomo ha di sé oscilla sempre in equilibrio tra l’essere e l’avere un corpo. L’autoproduzione dell’uomo, è sempre un’esperienza sociale. E’ impossibile per l’uomo solitario produrre un ambiente umano (esistenza solitaria è esistenza al livello animale). L’ordine sociale è un prodotto umano. L’esistenza umana è impossibile in una sfera chiusa di interiorità, essa deve incessantemente esteriorizzarsi.

Origini dell’istituzionalizzazione

Tutta l’attività umana è soggetta alla consuetudinarietà, ogni azione che venga ripetuta frequentemente viene cristallizzata secondo uno schema fisso. La routine comporta il grande vantaggio di ridurre le scelte. L’istituzionalizzazione ha luogo dovunque vi sia una tipizzazione reciproca di azioni consuetudinarie da parte di gruppi esecutori: OGNI SIMILE TIPIZZAZIONE è UN’ISTITUZIONE.

Le istituzioni devono sottostare a due condizioni:

  • avere uno sviluppo storico
  • fornire uno schema di condotta a coloro che ne fanno parte.

Le istituzioni hanno sempre una storia della quale sono il prodotto.
Le istituzioni hanno un carattere di controllo inerente l’istituzione stessa. La somma dei meccanismi di controllo danno vita al controllo sociale. Il controllo sociale primario è dato dall’esistenza dell’istituzione in quanto tale.
Quando A e B interagiscono, cominceranno a ricoprire un ruolo l’uno di fronte all’altro. Il principale vantaggio consiste nella possibilità di prevedere le azioni dell’altro. Questo libera ambedue da una grande tensione emotiva.
Tutte le azioni ripetute una o più volte tendono a divenire abituali, tuttavia affinché vi sia un certo genere di tipizzazione reciproca è necessario che la situazione sociale sia duratura nella quale le azioni abitualizzate si congiungano. Se oltre A e B compaiono dei bambini, le tipizzazioni diventano istituzioni storiche. Insieme al carattere di storicità queste formazioni acquisiscono anche un altro carattere cruciale, quello di oggettività. Ora le istituzioni si manifestano come dotate di una realtà propria che si trova di fronte all’individuo con carattere di coercitività ed esteriorità (Durkheim). Solo a questo punto si può parlare di un mondo sociale.
Un mondo istituzionale appare come una realtà oggettiva.
Il processo attraverso il quale i prodotti esteriorizzati dell’attività umana attingono il carattere dell’oggettività è l’oggettivazione. Il mondo istituzionale è attività umana oggettivata. L’esteriorizzazione e l’oggettivazione sono momenti di un continuo processo dialettico, il terzo momento è l’interiorizzazione.

  • Esteriorizzazione
  • Oggettivazione
  • Interiorizzazione

La società è un prodotto umano. Solo con la trasmissione del mondo sociale ad una nuova generazione la dialettica sociale appare nella sua totalità.  Solo con la comparsa di una nuova generazione si può parlare di un mondo sociale.
Il mondo istituzionale richiede poi una legittimazione affinché tale mondo sia giustificato. Inoltre il mondo istituzionale richiede una legittimazione, cioè degli strumenti attraverso cui possa essere spiegato e giustificato. A e B, possono sempre ricostruire le circostanze nelle quali il loro mondo fu creato. I figli di A e B sono in una situazione del tutto diversa. La loro conoscenza del mondo si fonda sul sentito dire. Le giustificazioni che vengono loro date dovranno essere, quindi, coerenti ed esaurienti per risultare loro convincenti. Ne consegue che l’ordine istituzionale via via che si espande si crea le proprie giustificazioni, le quali vengono apprese dalla nuova generazione.
Inoltre, le istituzioni, tendono ad associarsi, si può dire che alcune relazioni saranno comuni a tutti i membri di una collettività, altre saranno relative solo a certi tipi. Questo implica una differenziazione, che può essere fondata su differenze come il sesso o su quelle generate dalla divisione del lavoro. Per esempio, solo le donne possono interessarsi delle pratiche magiche per la fertilità, e solo i cacciatori possono dedicarsi alla pittura delle grotte.
Ogni istituzione ha un corpo di conoscenze che tutti i suoi membri devono avere: la conoscenza primaria, è la somma totale di “ciò che tutti sanno” su un mondo sociale. Questa è un corpo di verità generalmente valide, intorno alla realtà, ogni deviazione radicale dall’ordine istituzionale appare come un distacco. Una tale deviazione può essere designata come depravazione morale, malattia mentale, o pura e semplice ignoranza.

Sedimentazione e tradizione

Solo una piccola parte della totalità delle esperienze umane viene trattenuta dalla coscienza e così sedimentata. Una sedimentazione intersoggettiva può essere definita sociale solo quando è stata oggettivata in un sistema di simboli. Normalmente il sistema di simboli usati è il linguaggio che rende oggettive e accessibili a tutti le esperienze comuni. Normalmente il sistema di simboli usati, è il linguaggio, che è alla base della cultura collettiva, nel senso che rende accessibili a tutti le esperienze comuni. Per esempio, solo alcuni membri di una società fondata sulla caccia hanno fatto l’esperienza di perdere le armi e di essere costretti ad affrontare a mani nude una belva. Quando tuttavia, questa esperienza viene designata e trasmessa linguisticamente, essa diviene accessibile e molto importante, per individui che non l’hanno condivisa.
Ogni trasmissione richiede una sorta di apparato sociale: alcuni gruppi, cioè, vengono designati come trasmettitori, altri come ricevitori della conoscenza tradizionale. Vi saranno anche procedimenti tipizzati per il passaggio della tradizione dai conoscitori ai non conoscitori.

I ruoli

  • Il soggetto agente si identifica con le tipizzazioni socialmente oggettivate della condotta in atto, ma ristabilisce le distanze da esse quando riflette più tardi sulla propria condotta.

Questa distanza tra il soggetto e la propria azione può essere ritenuta nella coscienza e proiettata sulle ripetizioni future delle azioni. In questo modo sia il proprio io, che agisce, che gli altri vengono percepiti non come individui unici, ma come tipi, i quali per definizione sono intercambiabili.
Possiamo parlare di ruoli quando questo genere di tipizzazioni si verifica a livello di una cultura di gruppo.
Le istituzioni sono incorporate nell’esperienza individuale per mezzo dei ruoli. Ogni condotta istituzionalizza implica dei ruoli. Ricoprendo dei ruoli, l’individuo partecipa a un mondo sociale, interiorizzandoli fa sì che lo stesso mondo diventi soggettivamente reale per lui. I ruoli appaiono non appena comincia a formarsi un comune bagaglio di conoscenze che contengono tipizzazioni reciproche della condotta e questo processo precede l’istituzionalizzazione propriamente detta. Ogni condotta istituzionalizzata implica dei ruoli i quali, partecipano del carattere di controllo dell’istituzionalizzazione.
I ruoli rappresentano l’ordine istituzionale e questa rappresentatitivà ha luogo a due livelli:

  • L’atto di ricoprire un ruolo rappresenta se stesso per esempio, dedicarsi a giudicare è “giocare la parte” del giudice, l’individuo che giudica non sta agendo per proprio conto, ma in quanto giudice;
  • Il ruolo rappresenta un intero nesso istituzionale di condotta il ruolo del giudice è in relazione con gli altri ruoli, la totalità dei quali comprende l’istituzione della legge, il giudice agisce in veste di rappresentante di essa.

Dire allora, che i ruoli rappresentano le istituzioni equivale a dire che i ruoli fanno si che le istituzioni possano esistere, continuamente, come reale presenza nell’esperienza degli individui viventi.
Le istituzioni sono rappresentate anche in altri modi: le loro oggettivazioni linguistiche, per esempio, le ricreano, cioè le rendono presenti, nell’esperienza. Ed esse possono essere simbolicamente rappresentate da oggetti fisici, sia naturali che artificiali. Tutte queste rappresentazioni, però, diventano morte, spogliate cioè di realtà soggettiva, se non vengono senza sosta vivificate nell’effettiva condotta umana.
Importante è il carattere dei ruoli come mediatori di settori specifici della cultura comune. In virtù dei ruoli che ricopre, l’individuo viene introdotto in aree specifiche di conoscenza socialmente oggettivata:  essere un giudice implica la conoscenza della legge. Distribuzione sociale della conoscenza (specialisti). Per accumulare la conoscenza specifica dei ruoli, una società deve essere organizzata in modo tale che certi individui possano concentrarsi sulle loro specializzazioni.

  • Secondo l’ordine istituzionale, i ruoli rappresentano l’oggettivazione pratica della struttura della società; (la società esiste solo in quanto gli individui ne sono consapevoli).

- Secondo la propria specificità, ciascun ruolo porta con sé un annesso di conoscenza socialmente definito, (la coscienza individuale è socialmente determinata).

Portata e modi dell’istituzionalizzazione

La portata dell’istituzionalizzazione dipende dal grado di diffusione delle strutture di pertinenza. Se molte o gran parte delle strutture sono condivise da tutti, la porta

ta dell’istituzionalizzazione sarà ampia; se poche strutture di pertinenza sono condivise da tutti, la portata dell’istituzionalizzazione, sarà ristretta. Nel secondo caso, c’è anche la possibilità che l’ordine istituzionale sia fortemente frammentario, dal momento che certe strutture sono condivise da alcuni gruppi entro la società, ma non dalla società nel suo complesso.
Si può verificare una segmentazione dell’ordine istituzionale (solo certi tipi compiono certe azioni) e una distribuzione sociale della conoscenza (la conoscenza legata ai ruoli viene a essere riservata a erti tipi).
I sub-universi devono essere sorretti da una particolare collettività, cioè dal gruppo che produce incessantemente i significati in questione e per cui questi significati hanno una realtà oggettiva.
maggior difficoltà al problema di creare un sistema di simboli che soddisfi l’intera società. Il rapporto tra società e la sua base sociale è un rapporto dialettico. La conoscenza è un prodotto sociale e un fattore di cambiamenti sociali.

Il numero e la complessità sempre crescenti dei sub- universi li rendono sempre più inaccessibili agli estranei: diventano dei settori ermeticamente sigillati per tutti salvo che per quelli che sono stati appropriatamente iniziati ai loro misteri. Gli estranei devono essere tenuti fuori, qualche volta addirittura tenuti all’oscuro dell’esistenza del
sub-universo. Gli iniziati, invece, devono essere tenuti dentro per tenere a freno la tentazione di fuggire al sub-universo. C’è tutto un meccanismo legittimante che funziona allo scopo di indurre i profani a restare tali e i medici a restare medici e ambedue a essere soddisfatti. Particolari problemi ci sono quando c’è una differenza tra velocità di sviluppo delle istituzioni e quella dei settori specifici (quello che Olgburn chiamava ritardo culturale). Es. società feudale con un esercito moderno.
La reificazione è la percezione di fenomeni umani come se fossero cose. L’istituzionalizzazione, comunque non è un processo irreversibile, nonostante il fatto che le istituzioni, una volta formate, abbiano la tendenza a durare a lungo. Per tutta una serie di ragioni storiche, la portata delle azioni istituzionalizzate può diminuire; in certe zone della vita sociale allora può avvenire una deistituzionalizzazione. Il mondo sociale è oggettivo perché si presenta all’uomo cmq qualcosa di esterno a lui e l’uomo, dovrebbe cmq rendersi conto che tale mondo è stato creato da lui. La reificazione può definirsi, dunque, il grado estremo del processo di oggettivazione e il mondo oggettivato perde la sua capacità di essere visto come creazione umana.
L’uomo continua a produrre il mondo sociale anche se lo percepisce in termini reificati. Per questo Marx chiama la coscienza reificante una falsa coscienza. Anche i ruoli possono essere reificati. Anche l’io può essere reificato (visto come nient’altro che collega o postino). l’analisi della reificazione è importante per la SDC affinché si individuino le particolari circostanze sociale che favoriscono la reificazione.

2) La legittimazione


Origine degli universi simbolici

La legittimazione è una oggettivazione di secondo grado. Essa produce nuovi significati che servono ad integrare i significati già attribuiti ai diversi processi istituzionali. La funzione della legittimazione è di rendere oggettivamente accessibili e soggettivamente plausibili le oggettivazioni di primo grado che sono state istituzionalizzate.

L’integrazione è anche l’obiettivo tipico dei legittimatori.
L’integrazione e la questione della plausibilità soggettiva si riferiscono a due livelli:

  • La totalità dell’ordine istituzionale dovrebbe avere un senso allo stesso tempo per i partecipanti di diversi processi istituzionali. Livello orizzontale di integrazione e plausibilità.
  • E’ necessario rendere soggettivamente significativa la totalità della vita dell’individuo. Livello verticale.

La legittimazione è importante quando l’ordine istituzionale deve essere trasmesso ad una nuova generazione.
La legittimazione ha un elemento cognitivo ed uno normativo.
Esistono vari livelli di legittimazione:

  • La legittimazione è incipiente quando un sistema di oggettivazioni linguistiche viene trasmesso; (così vengono fatte queste cose… risposte ai perché del bambino);.
  • Contiene affermazioni teoretiche in forma rudimentale, schemi esplicativi legati ad azioni concrete (proverbi, massime, racconti popolari).
  • Questo livello contiene teorie esplicite grazie alle quali un settore istituzionale viene legittimato in termini di corpo di conoscenze differenziate. Spesso affidate a personale specializzato (i vecchi dei clan). A questo punto le legittimazioni conquistano una sfera di autonomia rispetto alle istituzioni.
  • Universi simbolici che sono processi di significazione diversi dall’esperienza quotidiana. L’universo simbolico viene costruito naturalmente per mezzo di oggettivazioni sociali.

La cristallizzazione degli universi simbolici segue i processi di oggettivazionesedimentazione e accumulazione gli universi simbolici sono prodotti sociali che hanno una storia.
Gli UNIVERSI SIMBOLICI svolgono la funzione di legittimare le biografie individuali e l’ordine istituzionale:
L’universo simbolico crea un ordine per la percezione soggettiva dell’esperienza biografica. L’universo simbolico permette anche di creare un ordine nelle diverse fasi della biografia (essere un bambino un uomo ognuna di queste fasi biografiche è legittimata come un modo di essere nell’universo simbolico).
Una funzione legittimante di grande importanza degli universi simbolici per la biografia individuale è la collocazione della morte.
L’universo simbolico fornisce la legittimazione definitiva dell’ordine istituzionale conferendo a questo il primato nella gerarchia dell’esperienza umana.
Il significato sociale degli universi simbolici : sono cupole protettive sopra l’ordine istituzionale e sopra la biografia individuale; fissano i limiti di ciò che è pertinente nell’interazione sociale.

L’universo simbolico crea anche un ordine nella storia. Colloca tutti gli avvenimento collettivi in un’unità coerente che include passato, presente e futuro. Nei confronti del passato instaura una memoria condivisa da tutti, per il futuro stabilisce una comune struttura di riferimento. Così l’universo simbolico lega gli uomini ai loro predecessori e ai loro
successori in una totalità significativa. Tutti i membri di una società possono considerarsi appartenenti a un universo di valori che esisteva prima che nascessero e continuerà poi.

Meccanismi concettuali di conservazione degli universi

Visto come costruzione cognitiva, l’universo simbolico è teoretico (nasce da processi di riflessione soggettiva). Se si vuole che l’ordine istituzionale venga dato per scontato come un tutto significativo, occorre che esso sia legittimato da una collocazione in un universo simbolico.

Mentre l’universo simbolico legittima l’ordine istituzionale, la teorizzazione sull’universo simbolico può essere definita come una legittimazione di secondo grado.
Procedimenti specifici di mantenimento dell’universo diventano necessari, solo quando l’universo simbolico è diventato un problema. Fino a che questo non accade l’universo è in grado di preservarsi da sé. Però questo succede in società completamente armoniose, che non esistono nella realtà. Ogni universo simbolico, infatti, è almeno embrionalmente problematico.

  • Un primo problema si presenta con la trasmissione dell’universo simbolico, da una generazione all’altra. La socializzazione non riesce mai in maniera completa.
  • Può verificarsi il caso in cui visioni divergenti dell’universo simbolico vengono a essere condivise da alcuni gruppi di abitanti. In tal caso la visione divergente si cristallizza come realtà autonoma. Questi gruppi costituiscono una minaccia sia teorica che pratica all’ordine istituzionale. A questo punto, verranno messi in atto dei meccanismi concettuali per reprimere questi attacchi e difendere l’universo ufficiale . L’universo simbolico è legittimato ma anche modificato dai meccanismi concettuali costruiti per respingere gli attacchi dei gruppi eretici in una società.
  • C’è il caso in cui una società si trovi di fronte a un’altra, che ha una storia e una cultura molto differente. In tal caso dovremo esporre argomenti molto convincenti a favore della superiorità del nostro universo. La comparsa di un universo simbolico diverso dal nostro, costituisce minaccia, in quanto la sua stessa esistenza dimostra che il nostro non è l’unico universo possibile.

I meccanismi di preservazione degli universi, sono essi stessi prodotti dell’attività sociale. Il confronto tra universi simbolici implica un problema di Potenza.
Il materiale con il quale vengono costruite le legittimazioni preservatrici degli universi è per la maggior parte un’ulteriore elaborazione delle legittimazioni delle singole istituzioni. La mitologia rappresenta la forma più arcaica di mantenimento degli universi (legge dei tre stadi di Comte). Con il passaggio dalla mitologia alla teologia, la vita sembra meno permeata da forze sacre.
Due applicazioni del meccanismo concettuale di conservazione degli universi:

  • Terapia: ha lo scopo di impedire agli abitanti di un dato universo di emigrare. Sia la psicanalisi che l’esorcismo etc. fanno parte del controllo sociale. Fondamentale per la terapia è l’avere una teoria sulla deviazione, un apparato diagnostico e un sistema concettuale per la cura delle anime. Es. un eterosessuale tra una comunità di omosex è candidato alla terapia.
  • Annichilazione: si serve di un meccanismo analogo per liquidare concettualmente tutto ciò che si trova al di fuori dei quell’universo (legittimazione negativa). L’annichilazione nega la realtà di qualunque fenomeno che non rientri nell’universo. Si può mettere in atto, assegnando a tutte le definizioni al di fuori, un significato negativo. L’obiettivo finale è quello di incorporare le affermazioni divergenti e di trasformarle in concetti derivati dal proprio universo.

L’organizzazione sociale per la conservazione degli universi

Tutti gli universi socialmente costruiti, subiscono dei m mutamenti. E’ necessario comprendere l’organizzazione sociale che permette agli individui di interpretare i loro ruoli. Con la divisione del lavoro (coloro i quali hanno delle specializzazioni, rivendicano una specializzazione universale) vi sono varie conseguenze:

  • La comparsa della Teoria pura
  • rafforzamento del tradizionalismo nelle azioni istituzionalizzate
  • Possibilità di conflitto tra gruppi di esperti. Le simbolizzazioni fortemente astratte vengono convalidate dall’appoggio sociale, piuttosto che da quello empirico.

Quando una particolare definizione della realtà viene ad essere legata a un interesse concreto di potere, può essere

chiamata Ideologia. In tal caso, lo stesso universo viene interpretato differentemente a seconda degli interessi costituiti nella società in questione. Le ideologie generano solidarietà.
La situazione pluralistica presuppone una società con una divisione del lavoro altamente sviluppata, tale società mina le tradizioni, ha carattere sovversivo e di innovazione.
L’intellettuale può considerarsi un esperto storicamente importante, è un individuo che rifiuta di integrarsi nella società (definizione simile a quella di Mannheim). L’individuale davanti a sé ha la possibilità di scelte interessanti. Può ritirarsi in una sottosocietà  Es. LE SETTE RELIGIOSE. Un altro caso di scelta storicamente importante è la rivoluzione.
Le istituzioni e gli universi simbolici, vengono legittimati da individui viventi. Le teorie vengono create allo scopo di legittimare istituzioni sociali esistenti, però accade anche che le istituzioni sociali vengano modificate per adattarsi
a teorie già esistenti.

Cap 3 – La società come realtà soggettiva
1) L’interiorizzazione della realtà


La socializzazione primaria

La società è caratterizzata simultaneamente dai tre stadi dell’esteriorizzazione, oggettivazione e interiorizzazione.

  • INTERIORIZZAZIONE: la percezione o l’interpretazione immediata di un evento oggettivo come esprimente un significato. E’ la base della comprensione dei propri simili e in secondo luogo della percezione del mondo come realtà sociale. L’individuo è un membro della società solo quando ha completato questo grado di interiorizzazione. Il processo ontogenetico con cui ciò avviene è:
  • SOCIALIZZAZIONE: insediamento completo e coerente di un individuo nel mondo oggettivo di una società.
  • Socializzazione primaria: è la prima socializzazione che un individuo intraprende nell’infanzia, attraverso la quale diventa un membro della società.
  • Socializzazione secondaria: è ogni processo successivo che introduce un individuo già socializzato in nuovi settori del mondo oggettivo della sua società.

L’io è un’entità riflessa (James + Io sociali…..) tutto ciò comporta una dialettica.
L’identità viene definitiva come collocazione in un certo mondo e può essere fatta propria solo insieme a quel mondo.
Concetto di altro generalizzato(fase decisiva della socializzazione), consta dell’astrazione dai ruoli e dagli atteggiamenti delle concrete persone a lui vicine (es mamma si arrabbia se verso la minestra, non si versa la minestra). Il linguaggio costituisce lo strumento più importante della socializzazione.
Il bambino non può scegliere i genitori, dunque la sua identificazione con loro è quasi automatica, anche, se, il bambino non ha un ruolo semplicemente passivo.
- Il bambino non interiorizza il mondo delle persone per lui importanti come uno dei mondi possibili, ma lo interiorizza come Il mondo. E’ il Linguaggio che più di ogni altra cosa è necessario interiorizzare.
- Si interiorizzano, in questa fase, i rudimenti dell’apparato legittimante : il bambino impara perché i programmi sono così es. si deve essere coraggiosi perché si vuole diventare veri uomini. Nella socializzazione primaria, viene costituito il primo mondo dell’individuo.
- La socializzazione primaria comporta una successione nell’apprendimento che è socialmente definita: a 6 anni imparare a scrivere, a 12 imparare il catechismo etc……Quello che però in una società è definito infanzia, in un’altra appartiene già all’età adulta.
- La socializzazione primaria termina quando il concetto di altro generalizzato è ormai instaurato nella coscienza dell’individuo. La socializzazione non è mai totale e non è mai compiuta.

La socializzazione secondaria

La socializzazione secondaria è l’interiorizzazione di sottomondi istituzionali o fondati su istituzioni.

La sua portata è determinata dalla complessità della divisione del lavoro e della distribuzione sociale della conoscenza.
La socializzazione secondaria è l’acquisizione della conoscenza legata a un ruolo; i ruoli a loro volta sono direttamente o indirettamente connessi alla divisione del lavoro.

  • La socializzazione secondaria richiede l’acquisizione di vocabolari legati ai ruoli.
  • I sottomondi interiorizzati nella socializzazione secondaria  sono in genere realtà parziali in contrasto con il mondo base acquisito nella socializzazione primaria.
  • Anche i sottomondi richiedono almeno i rudimenti di un apparato legittimante.
  • Il processo di interiorizzazione comporta un’identità soggettiva con il ruolo e le sue norme appropriate.
  • C’è molta variabilità socio-storica nelle rappresentazioni legate alla socializzazione secondaria.
  • La socializzazione secondaria presuppone sempre un precedente processo di socializzazione primaria e la realtà già interiorizzata, tende a persistere.  Per stabilire e conservare la coerenza, la socializzazione secondaria socializzazione secondaria presuppone procedimenti concettuali che integrano differenti corpi di conoscenza.
  • Mentre la socializzazione primaria non può avere luogo senza una identificazione emotiva del bimbo con le persone per lui importanti, socializzazione secondaria può anche fare a meno di questa identificazione (è necessario amare la propria madre, ma non la propria maestra).
  • Si possono verificare delle crisi, quando il bimbo scopre che “il mondo” dei suoi genitori non è l’unico esistente.
  • I ruoli della socializzazione secondaria sono caratterizzati da un alto grado di anonimia (la conoscenza insegnata da un maestro, potrebbe essere insegnata da un altro….).
  • Lo choc è di molto inferiore quando si tratta di distruggere una realtà interiorizzata più tardi, rispetto a quella interiorizzata nella socializzazione primaria.
  • L’individuo crea una distanza tra il suo io totale e la sua realtà da una parte, e l’io parziale legato a un ruolo e la sua realtà dall’altra. Questo è possibile solo dopo che la socializzazione primaria sia stata completata.
  • C’è una realtà già interiorizzata che ostacola continuamente le nuove interiorizzazioni.
  • Il fatto che processi di socializzazione secondaria  non implichino un’identificazione emotiva fanno sì che contenuti appresi in questa fase abbiano carattere molto fragile. In alcuni casi è d’obbligo mettere a punto speciali tecniche che producano quel grado di identificazione necessario. Es. se voglio diventare musicista, devo immergermi in questo mondo molto di più di chi studia per diventare ingegnere. Il rapporto con gli individui della propria comunità diventa, a questo punto, denso di valore, tali persone divengono molto importanti.
  • Nelle società complesse vi sono vari agenti specializzati per la socializzazione secondaria.

Conservazione e trasformazione della realtà soggettiva

Dal momento che la socializzazione non è mai completata e che i contenuti interiorizzati devono affrontare continue minacce, ogni società deve sviluppare procedimenti di preservazione della realtà per salvaguardare una certa misura di simmetria tra realtà oggettiva e soggettiva.

La socializzazione primaria interiorizza una realtà che viene percepita come inevitabile, questa interiorizzazione si considera riuscita se il senso di inevitabilità è presente la maggior parte del tempo.
Ci sono due tipi di preservazione della realtà:

  • Quella comune: designata a conservare la realtà nella vita quotidiana.
  • Quella di emergenza: nei momenti di crisi.

Quella comune:
La maggior parte degli individui che si incontrano durante la giornata, servono per riaffermare la propria realtà soggettiva. Le persone importanti nella vita dell’individuo sono i principali agenti per la preservazione della sua realtà soggettiva, le persone meno importanti, funzionano come una specie di coro. La relazione tra persone importanti e persone meno significative è dialettica. Per equiparare la forza di un atto di una persona molto importante (es moglie), ci vuole una quantità maggiore (es quotidiana del giornalaio) di azioni da parte di una persona meno importante.
Il veicolo più importante per la conservazione della realtà è la conversazione (anche nonverbale) La maggior parte della conversazione quotidiana riafferma la nostra realtà, può permettersi di essere non curante perché si riferisce a routines. Quando la routine si arresta, significa che c’è n problema. In mancanza di conversazione si può ricorrere ad altre tecniche come la corrispondenza epistolare, però questa tecnica è meno efficace.
Quella di emergenza
In questo caso il procedimento è il medesimo che per le preservazioni della realtà di tipo comune, solo che le conferme della realtà devono essere esplicite e intense. Crisi della realtà possono essere sia collettivi che individuali e possono essere istituaizonalizzati riti collettivi di preservazione della realtà.
Normalmente le trasformazioni vengono percepite dall’individuo come totali, però ciò non è esatto perché la realtà soggettiva non è mai totalmente socializzata e non può essere totalmente trasformata dai processi sociali. Ci sono trasformazioni che sembrano totali, queste si chiamano: Ristrutturazioni. Queste richiedono processi di risocializzazione, simile alla socializzazione primaria, però in questo caso, non si parte da zero. Per raggiungere una ristrutturazione riuscita ci vuole: una

  • condizione sociale: disponibilità di un’efficace struttura di plausibilità (un esempio di ristrutturazione è la conversione religiosa). La struttura di plausibilità (es. comunità religiosa) deve diventare il mondo dell’individuo, soppiantando tutti gli altri, soprattutto il suo mondo precedente.                                    e una
  • condizione concettuale: disponibilità di un apparato legittimante. La vecchia realtà deve venire interpretata totalmente all’interno dell’apparato legittimante del nuovo mondo. La vita del periodo precedente viene annichilita (es. quando vivevo da peccatore….).nella risocializzazione il passato viene reinterpretato per adattarlo alla realtà presente, con la tendenza a minimizzare le trasformazioni avvenute. La base di realtà della risocializzazione è il presente, della socializzazione secondaria è il passato.

2) Interiorizzazione e struttura sociale


La socializzazione avviene sempre nel contesto di una precisa struttura sociale. Una socializzazione riuscita implica un alto grado di simmetria tra realtà oggettiva e soggettiva. Normalmente, non si hanno mai casi limite di socializzazione completamente riuscita o non riuscita in assoluto. Questo ultimo caso, si verifica per i soggetti gravemente ritardati (individuo imprigionato nella realtà oggettiva della sua società). Un individuo la cui socializzazione non è riuscita, viene spesso definito in un modo preciso: es lo storpio, il bastardo….Ci sono altri casi in cui:
  • La socializzazione non riuscita in un mondo sociale può essere accompagnata da una socializzazione riuscita in un altro mondo.
  • La socializzazione non riuscita può essere dovuta ad un’eterogeneità del personale socializzante (es. genitori italiani, tata musulmana – in tal caso, comunque, il mondo dei genitori predomina -, oppure un bimbo al quale è mancata la figura di riferimento maschile in un’età cruciale, può essersi identificato con dei lati femminili, in quest’ultimo caso è necessaria la terapia.

Discrepanze, possono avere luogo nella società contemporanea, tra il processo di socializzazione nella famiglia e quello nel gruppo dei coetanei. Potenzialmente tutti gli uomini sono traditori di se stessi. Il bimbo tradisce i genitori quando ruba l’auto e il gruppo dei coetanei quando ruba le caramelle. La possibilità dell’individualismo è direttamente legata alla possibilità di una socializzazione non riuscita. Una socializzazione non riuscita, solleva la domanda: chi sono io?

  • Quando ci sono divergenze tra la socializzazione primaria e quella secondaria. Il ragazzo può desiderare di divenire ballerino, ma la sua posizione sociale rende sciocca e assurda questa sua ambizione. In tal caso si parla di un’identità dell’immaginazione, oggettivata nella coscienza dell’individuo come il suo vero io.

Nella socializzazione secondaria non è necessario che l’interiorizzazione sia accompagnata da un’identificazione con le persone importanti, l’individuo può interiorizzare realtà differenti, senza identificarsi con esse.
Una società in cui mondi divergenti sono disponibili a tutti su una base di mercato porta l’individuo a recitare diversi ruoli. Ci sarà un aumento della consapevolezza generale della relatività di tutti i mondi, incluso il proprio che viene percepito uno dei mondi e non più il mondo. Una situazione di questo genere non può essere compresa se non la si pone continuamente in relazione con il suo contesto socio-culturale che deriva dalla necessaria relazione tra la divisione sociale del lavoro e la distribuzione sociale della conoscenza.

3) Teorie sull’identità

L’identità è un elemento chiave della realtà soggettiva e in rapporto dialettico con la società (nasce dalla dialettica tra individuo e società). L’identità è formata da processi sociali; una volt cristallizzata viene mantenuta, modificata o rimodellata dalle relazioni sociali.
Le identità prodotte dall’azione reciproca di organismo, coscienza individuale e struttura sociale, modificano, integrano e rimodellano la struttura sociale stessa. E’ sbagliato parlare di identità collettiva.
Le specifiche strutture sociali storiche producono tipi di dentità che sono riconoscibili nei casi individuali.  (un americano ha un’identità diversa da un francese….) e sono prodotti sociali tout court.
Le teorie sull’identità sono inserite in un più largo contesto della realtà e sono un fenomeno sociale. Il sociologo, rispetto allo psicologo, si deve porre una domanda in più: quale realtà? Le teorie psicologiche possono servire a legittimare il procedimento di conservazione e di ricostruzione dell’identità.

L’organismo continua a influire su ogni fase dell’attività umana di costruzione della realtà e ne è a sua volta influenzato. E’ possibile parlare di dialettica tra natura e società. Esteriormente si tratta di una dialettica tra l’animale individuale e il mondo sociale, interiormente si tratta di una dialettica tra il substrato biologico e la sua identità socialmente prodotta. L’organismo postula dei limiti a ciò che è socialmente possibile. La dialettica di restrizione è comunque reciproca tra organismo e società Es. limite imposto dalla società è la durata della vita che varia a seconda della posizione sociale. La società penetra nell’individuo anche per regolare la sessualità e l’alimentazione (vomitiamo se ingeriamo un cibo sbagliato…). Nella socializzazione primaria, il bambino si ribella alla socializzazione (es. il tempo, si rifiuta di mangiare, dormire giocare a orari stabiliti….). Ciò accade anche nella socializzazione secondaria, dove l’io superiore cerca di imporsi sull’io inferiore (es. vincere la sazietà sessuale per dimostrare la propria virilità, dunque in questi casi, si è vinti dall’io sociale, dal modello di virilità socialmente imposto).

Conclusione: La sociologia della conoscenza e la teoria sociologica

Secondo Berger e Luckmann sia la sociologia della religione che quella del linguaggio comportano un grande contributo alla sociologia della conoscenza.
Le teorie di Weber e Durkheim, secondo gli autori, non sono divergenti, ma possono essere combinate in una teoria complessiva dell’azione sociale.
Propongono una psicologia-sociologica un trait d’union tra la teoria di Mead e la sociologia della conoscenza.
La loro è stata una ricerca teorica.

 


La realtà come costruzione sociale

Presentazione  
Prefazione  
Il problema della sociologia della conoscenza Realtà: indipendente dalla nostra volontà - Conoscenza: certezza che i fenomeni sono reali. Scheler: coniò il termine
MARX DILTHEY NIEZSTCHE: PRECEDENTI
MERTON: analisi empirica

I fondamenti della conoscenza nella vita quotidiana

La realtà della vita quotidiana La SDC si occupa della vita quotidiana. Analisi fenomenologica: descrittivo ma non scientifico.
Ci si muove da una realtà all’altra (choc)
Realtà della vita quotidiana: Intersoggettiva
Data per scontata
Come nel teatro (sipario su e giù)
Tempo (es per gara) è coercitiva
L’interazione sociale nella vita quotidiana L’esperienza più importante è il faccia a faccia perché l’altro è pienamente reale. Comprendo l’altro tramite tipizzazioni : uomo, inglese, postino…. Man mano che ci si allontana dal faccia a faccia aumenta l’anonimia.
Il linguaggio e la conoscenza nella vita quotidiana L’espressività umana è in grado di oggettivarsi: ira/arma. Significazione: produzione umana di segni. Linguaggio: è il più iportante sistema di segni, la scrittura è un sistema di segni di 2° grado. Il Linguaggio mi aiuta a conoscere me stesso. Ha la qualità dell’oggettività: esterno e coercitivo. Tipizza e anonimizza:  lite suocera. Trascende la vita quotidiana.

La società come realtà oggettiva

L’istituzionalizzazione  
Organismo e
attività
L’uomo vive in gran parte del mondo e per questo è diverso dagli animali. Diverso anche nella sessualità. L’io deve essere compreso all’interno del contesto sociale suo proprio. L’uomo produce se stesso nella società.
Origini dell’istituzionalizzazione Consuetudinarietà (scelte ridotte) 2 pax
Istituzione  (entità storiche e oggettive) esterno e coercitivo 3 pax storia
Oggettività: (che è umanamente prodotta) e assume tale carattere tramite
L’oggettivazione
Legittimazione: giustificazione
Sedimentazione e tradizione  
I ruoli  
Portata e modi dell’istituzionalizzazione Sub Universi – Reificazione anche dei ruoli (ti vedo solo come il postino…)
La legittimazione E’ un’oggettivazione di II° di significato. E’ fondamentale quando le oggettivazioni devono essere
Origini degli universi simbolici Trasmesse ad una nuova generazione.
Meccanismi concettuali di conservazione degli universi Procedimenti di mantenimento dei U.S. sono necesari quando l’U.S. è diventato un problema, altrimenti si mantengono da sé. Ovviamente vi sono sempre problemi e gli U.S. sono minacciati. POTENZA è fondamentale per difendere gli U.S. Terapia e Annichilazione.
L’organizzazione sociale per la conservazione degli universi Specialisti (divisione lavoro) – Un tipo di esperto è l’Intellettuale. Ideologia.

La società come realtà soggettiva

L’interiorizzazione della realtà Ineriorizzazione. Poi Socializzazione  primaria e secondaria. L’io è un’entità riflessa. Quando si acquisisce il concetto di Altro generalizzato la Socializzazione primaria si può ritenere conclusa.
La socializzazione primaria linguaggio è lo strumento più importante della socializzazione. Il mondo. Interiorizzazione apparato legittimante
La socializzazione secondaria Interiorizzazione di sottomondi- Acquisizione della conoscenza legata ad un ruolo.
conservazione e trasformazione della realtà soggettiva Truman Show Le persone importanti sono i principali agenti di conservazione, le pax meno importanti fungono da coro. Conversazione  anche non verbale continua e coerente. Ristrutturazioni.. (es. conversione religiosa)
Interiorizzazione e struttura soci Una socializzazione riuscita implica un alto grado di simmetria tra realtà oggettiva e soggettiva
Teorie sull’identità L’identità è sempre in rapporto dialettico con la società.
Organismo e identità L’organismo è in rapporto dialettico con la società, limiti reciproci.

Conclusione: la sociologia della conoscenza e la teoria sociologica
La SDC interpreta la realtà umana come realtà costruita socialmente