Vita Liquida

Zygmunt Bauman

Liquid Life, Polity, Cambridge


Vita Liquida - Zygmunt Bauman

pagine 190

15,00 euro

2005, ed. italiana 2006

Laterza, Roma - Bari


Stress, consumismo ossessivo, paura sociale e individuale, città alienanti, legami fragili e mutevoli: il mondo in cui viviamo sfoggia una fisionomia sempre più effimera e incerta.
È ‘liquido’. «Una società può essere definita ‘liquido-moderna’ se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. La vita liquida, come la società liquida, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo.»
Sospinta dall’orrore della scadenza la società liquida deve modernizzarsi, o soccombere. E chi la abita deve correre con tutte le proprie forze per restare nella stessa posizione.
La posta in gioco di questa gara con il tempo è la salvezza (temporanea) dall’esclusione.

Indice

Introduzione: Vivere in un mondo liquido-moderno

1. L’individuo sotto assedio

2. Da martire a eroe, da eroe a celebrità

3. La cultura: ribelle, ingestibile

4. Rifugiarsi nel vaso di Pandora. Ovvero: paura, sicurezza «and the city»

5. Il consumatore nella società liquido-moderna

6. Imparare a camminare sulle sabbie mobili

7. Pensare in tempi oscuri (rileggendo Arendt e Adorno)

Note

Indice analitico

 

Introduzione

«Vita liquida» e «modernità liquida» sono profondamente connesse tra loro. «Liquido» è il tipo di vita che si tende a vivere nella società liquido-moderna. Una società può essere definita «liquido-moderna» se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. Il carattere liquido della vita e quello della società si alimentano e si rafforzano a vicenda. La vita liquida, come la società liquido-moderna, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo.
In una società liquido-moderna gli individui non possono concretizzare i propri risultati in beni duraturi: in un attimo, infatti, le attività si traducono in passività e le capacità in incapacità. Le condizioni in cui si opera e le strategie formulate in risposta a tali condizioni invecchiano rapidamente e diventano obsolete prima che gli attori abbiano avuto una qualche possibilità di apprenderle correttamente. È incauto dunque trarre lezioni dall’esperienza e fare affidamento sulle strategie e le tattiche utilizzate con successo in passato: anche se qualcosa ha funzionato, le circostanze cambiano in fretta e in modo imprevisto (e, forse, imprevedibile). Provare a capire come andrà in futuro sulla base di esperienze pregresse diventa sempre più azzardato e sin troppo fuorviante. Fare ipotesi attendibili diventa via via più difficile, e le previsioni infallibili ormai sono fuori dal mondo: le variabili dell’equazione sono tutte, o quasi, incognite e non esistono stime delle loro tendenze future che si possano considerare completamente e realmente affidabili.
La vita liquida è, insomma, una vita precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza. Le preoccupazioni più acute e ostinate che l’affliggono nascono dal timore di esser colti alla sprovvista, di non riuscire a tenere il passo di avvenimenti che si muovono velocemente, di rimanere indietro, di non accorgersi delle «date di scadenza», di appesantirsi con il possesso di qualcosa che non è più desiderabile, di perdere il momento in cui occorre voltare pagina prima di superare il punto di non ritorno. La vita liquida è una successione di nuovi inizi: ma è proprio perciò che le fini rapide e indolori, senza cui nuovi inizi sarebbero impensabili, tendono a rappresentare i momenti di massima contestazione e a procurare i mal di testa più insopportabili. Tra le arti del vivere liquido-moderno e le abilità che esse richiedono, sapersi sbarazzare delle cose diventa più importante che non acquisirle.
Per dirla con il cartoonist dell’«Observer», Andy Riley, è irritante «leggere sui giornali quanto è bello ‘rallentare’ prima ancora di aver potuto ‘accelerare’». Bisogna affrettarsi ad ‘accelerare’ se si vogliono godere le delizie del ‘rallentare’. ‘Accelerare’ ha senso solo come preparazione al ‘rallentare’, che ne è il principale scopo; la qualità dell’‘accelerazione’, in ultima analisi, verrà valutata in base al sollievo di un ‘rallentamento’ dolce e indolore...
Come porre termine, come chiudere: è su questo, e non certo su come iniziare o aprire qualcosa, che chi vive la vita liquido-moderna ha bisogno urgente d’istruzioni, e questo è ciò che offrono, nella maggior parte dei casi, i consulenti nelle arti del vivere. Un altro collaboratore dell’«Observer», tra il serio e il faceto, elenca le regole aggiornate per «riuscire a chiudere» una relazione: senza dubbio la più difficile delle situazioni da «chiudere», ma anche quella che più di ogni altra i partner sperano, e cercano, di chiudere, e per la quale si riscontra, ovviamente, una richiesta particolarmente pressante di assistenza tecnica. L’elenco delle regole inizia con «Ricordati dei momenti brutti e dimentica quelli belli» e termina con «Fa’ nuovi incontri», passando dall’ordine «Cancella tutta la corrispondenza elettronica». Ovunque l’accento cade su atti come dimenticare, cancellare, mollare, sostituire.
Forse la descrizione della vita liquido-moderna come una serie di nuovi inizi è l’appendice involontaria di una sorta di complotto, e riproducendo un’illusione condivisa da tanti contribuisce a proteggerne il segreto meglio nascosto (in quanto disonorevole, sebbene solo in parte). Forse un modo più adeguato di raccontare la vita liquido-moderna è snocciolare la storia di fini successive. E forse l’apoteosi della vita liquida di successo emerge meglio se le tombe di cui è lastricato il suo cammino si notano poco, invece di sfoggiare lapidi commemorative.
In una società liquido-moderna l’industria di smaltimento dei rifiuti assume un ruolo dominante nell’ambito dell’economia della vita liquida. La sopravvivenza di tale società e il benessere di coloro che ne fanno parte dipendono dalla rapidità con cui i prodotti vengono conferiti alla discarica e dalla velocità e dall’efficienza con cui gli scarti vengono rimossi. In una società simile nulla si può sottrarre alla legge universale della esitabilità e a nulla può essere concesso di restare più dello stretto necessario. La costanza, la resistenza e la vischiosità delle cose, inanimate e animate, costituiscono il più sinistro e grave dei pericoli, sono la fonte delle peggiori paure e il bersaglio delle aggressioni più violente.
La vita nella società liquido-moderna non può mai fermarsi. Deve modernizzarsi (leggi: continuare a spogliarsi quotidianamente di attributi giunti alla propria data di scadenza, e a smontare/togliere le identità di volta in volta montate/indossate) o perire. Spinta dall’orrore della scadenza, non richiede più di essere trainata dai sogni delle meraviglie immaginate come esito estremo dei travagli della modernizzazione. Ciò che bisogna fare è correre con tutte le forze semplicemente per rimanere allo stesso posto, a debita distanza dalla pattumiera dove altri sono destinati a finire.
La «distruzione creatrice» è il modo tipico di procedere della vita liquida, ma quell’espressione sorvola, passandolo sotto silenzio, sul fatto che la creazione distrugge altre forme di vita e, incidentalmente, anche esseri umani. La vita nella società liquido-moderna è una versione sinistra, ma seria, del gioco delle sedie. La vera posta in gioco è la salvezza (temporanea) dall’eliminazione, che comporterebbe il ritrovarsi tra gli scarti. E poiché la concorrenza diviene globale, anche la pista su cui si gareggia è ormai globale.