Una Conversazione Tra Herbert G. Blumer E Horst J. Helle[1]

Nel corso di un suo periodo sabbatico presso il campus di Santa Barbara dell'Università della California, Horst J. Helle si e recato a Berkeley per avere un incontro con Herbert Blumer il 25 novembre 1981. L'intervista fu registrata e trascritta testualmente. Nello stesso tempo, Herbert Blumer l’ha revisionata per eliminare ciò che risultava essere troppo colloquiale. Nonostante questa revisione, è stata mantenuta la qualità della conversazione informale con i relativi vantaggi e svantaggi.
Helle: Come valuta il fatto che Kant sia considerato il filosofo ispiratore dello sviluppo del pensiero di Mead e del Suo pensiero?
Blumer: Bene ...
H.: É valida questa ipotesi?
B.: Io penso ci sia una relazione del tutto indiretta. Credo che se la stessa domanda fosse stata posta a Mead stesso, questi non avrebbe ammesso una grande influenza di Kant nella versione Meadiana del pragmatismo americano, specialmente per quanto riguarda il legame di questo con il così detto tipo di approccio simbolico.
H.: Bene, i grandi pragmatisti sono naturalmente William James...
B.: Sì, William James, in quanto del tutto influenzato da James.
H.: ... E John Dewey. Ma Pho notato pure in Peirce: non ha forse scritto anche lui su Kant? Cosi c'é una relazione indiretta in ognuno di essi.
B.: La relazione è indiretta, senza dubbio. Naturalmente, questi filosofi pragmatici sono legati indirettamente a Kant. Direi che da un punto di vista storico se si vogliono identificare le linee di influenza, probabilmente l'influenza di Hegel sul pragmatismo è più significativa di quella di Kant.
H.: Sì.
B.:La posizione pragmatista come vissuta da Mead senza dubbio rifiuta entro certi limiti i criteri fondamentali della posizione hegeliana. Ma se consideriamo il problema del « background" storico e per quanto si è sviluppato al di fuori di esso e per quanto ha condotto ad esso, direi che probabilmente il legame con Hegel è più significativo di quello con Kant.
H.: D'accordo. Un altro aspetto contradditorio o sul quale non esiste un accordo, è il motivo dell'abbandono dell'università di Chicago da parte di Mead. Si parla di un aspro diverbio con la amministrazione per la chiamata di un filosofo...
B.: Sì.
H.: ... Ed io ho letto in un Suo lavoro1 che Mead era seriamente ammalato e doveva sottoporsi ad una operazione...
B.: Io posso spiegarle ciò che è successo a Chicago...
H.: Bene!
B.: ... Si spiega con la volontà di Mead di recarsi effettivamente alla Columbia university. È accaduto che l'università di Chicago scelse un giovane, Robert Maynard Hutchins, in qualità di presidente. Egli giunse all'università di Chicago in qualità di presidente, io credo ad un'età di circa 30-31 anni e tutti sono d'accordo nel valutarlo debole. Ed egli aveva allacciato una stretta amicizia con Mortimer Adler, un filosofo americano, mentre era nell'est a Yale, filosofo di pari età, anche lui piuttosto debole, se ci è consentito di usare questa espressione. Hutchins era intenzionato a collocarlo nel dipartimento di filosofia di Chicago.
H.: Sì.
B.: E si comportò in un modo piuttosto pesante. Il dipartimento di filosofia unanimamente, io credo, respinse il progetto di accogliete presso la propria facolà Mortimer Adler, ma Hutchins forzò la cosa. In questo modo egli indispettì moltissimo Mead.
H.: Sì certo.
B.: Per questo motivo, John Dewey che si trovava alla Columbia university, invitò Mead alla stessa in qualità di professore a tempo pieno, un invito che, io penso, Mead accettò. Egli si era preparato per la Columbia. La malattia di Mead, penso, giunse un po' più tardi.
H.: D’accordo.
B.: Così non c'è relazione tra queste cose; la sua andata alla Columbia e la malattia sembrarono coincidere.
H.: Uhm!
B.: Questo le dà forse un quadro ragionevole...
H.: Sì grazie! Così egli...
B.: Posso ampliare il discorso se lo desidera.
H.: No, non è necessario. Se egli fosse stato bene, egli avrebbe continuato ad insegnare alla Columbia.
B.: Non ci sono problemi a questo riguardo, nessun problema.
H.: ... Alla Columbia university.
B.: Oh, sì certamente egli vi sarebbe andato. Era già stato tutto deciso.
H.: Bene... Che cosa accadde per la sua malattia? Lei ha ricordato di essere subentrato nelle sue lezioni...
B.: Bene, ciò che accadde fu che...
H.: Le chiese di andare all'ospedale e...
B.: Sì, certo, io credo che fosse nel gennaio del ... 1931; penso di aver dimenticato Panno esatto. Mead doveva essere ricoverato all'ospedale a causa di problemi alla prostata. Ed a quel tempo i medici non sapevano affrontare il problema così come sanno fare oggi.
H.: Sì.
B.: Ad ogni modo egli andò all'ospedale tre settimane dopo la fine del trimestre invernale a Chicago. Ed egli doveva abbandonare l'insegnamento del suo corso. Di conseguenza, egli mi chiamò all'ospedale nel quale era ricoverato e mi chiese se desiderassi sostituirlo nel suo corso più importante, quello progredito di psicologia sociale.
H.: Il corso progredito di psicologia sociale,
B.: Ritengo che Mead avesse in precedenza interpellato il prof. Ellsworth Faris per proseguire il suo corso chiedendogli se pensasse di poterlo fare. Ma Faris era allora presidente del dipartimento ed era molto occupato. Cosi egli rifiutò.
H.: Quale era la sua posizione all'università?
B.: Io ero, se non ricordo male, assistente.
H.: Nel dipartimento di sociologia?
B.: Sì, in quello di sociologia.
H.: Quali erano gli altri sociologi nel dipartimento...
B.: C'erano allora...
H.: Vi erano a quel tempo professori di ruolo?
B.: Sì, non ce n’erano molti di questi. Mi lasci pensare se riesco a ricordarli: c'era Faris, che ho ricordato, Park, Ogburn, Burgess, Wirth…
H.: E lei si è formato a Chicago? Chi sono stati i suoi principali insegnanti fino ad allora?
B.: Nell'ambito del dipartimento di sociologia i due insegnanti con i quali ho maggiormente lavorato, sono stati principalmente Ellsworth Faris…
H.: Sì, Ellsworth Faris.
B.: il quale incidentalmente è stato presidente della mia dissertazione che io ho scritto sotto la sua guida. E l'altra persona con la quale ero particolarmente in relazione è stato Robert Park. Naturalmente io ho lavorato anche con Burgess. Io e Louis Wirth eravamo colleghi di pari età nello stesso periodo e quindi non abbiamo potuto partecipare Puno ai corsi dell'altro. Non ho mai lavorato con Ogburn, ma ho avuto molte conversazioni con lui. Ma nel dipartimento di sociologia, vorrei ribadire, i miei maestri fondamentali sono stati Faris e Park.
H.: Bene. lo ho notato in un suo articolo2 che lei naturalmente conosceva l'opera di Simmel che lei citava, e così anche Park. Quanto ritiene sia stata importante l'influenza di Simmel per la scuola di Chicago?
B.: Direi che essa è stata abbastanza considerevole con l'opera di Park.
H.: Con l'opera di Park?
B.: Park è stato molto influenzato da Simmel.
H.: Fu forse allievo di Simmel?
B.: Penso di sì. Park passò parte del suo tempo per il conseguimento del suo dottorato, credo proprio in Germania.
H.: Ah!
B.: E la sua dissertazione per il dottorato "Masse und publikum" rifletteva certamente il "background" della sociologia tedesca. Ed egli era senza ombra di dubbio molto influenzato da Simmel. Io direi che questo fatto risulta evidente nella struttura del libro "Introduction to the Science of Sociology" che era stato presentato da Park e Burgess. E vi è in questo libro una riflessione, per così dire, del modo in cui Simmel avrebbe pensato.
H.: Forse non ho ben capito quale fosse la sua dissertazione. Lei ha detto...
B.: "Masse", spero di averlo pronunciato correttamente: "Masse und publikum".
H.: Oh, sì; mi dispiace, "Masse und publikum".
B.: "Masse e pubblico".
H.: Io direi, comPortamento collettivo.
B.: Questo è il punto di partenza, il punto dal quale le idee di Park sorsero, si svilupparono. In seguito le collocò nell'ambito del comportamento collettivo.
H.: Uhm!
B.: Ed io ho avuto ciò che ritengo un'opportunità, il privilegio di conoscerlo. Fu Park che mi chiese in partenza di scrivere, in un libro molto bello che stava per pubblicare, una parte sul comportamento collettivo ed io credo che questa parte sia stata molto utile ai sociologi americani al fine di conoscere il campo del comportamento collettivo. E ciò era decisamente in linea con le idee di Park. Io ho fatto alcune aggiunte, l'argomento della moda era qualcosa che Park non conosceva, ma che lo affascinava. Ciò è probabilmente l'unica consistente aggiunta che io ho apportato a quel lavoro...
H.: Sì.
B.: A quel lavoro sul comportamento collettivo. Ma come ho detto, Park mi ha invitato a farlo e naturalmente quando egli si preparava a ritirarsi, mi chiese di succedergli nel suo insegnamento sul comportamento collettivo all'università di Chicago.
H.: Ora, e su Max Weber? C'era qualcuno che sembrava essere particolarmente interessato a Max Weber...
B.: Direi di no ...
H: Interessato nello stesso modo in cui Park era interessato a Simmel?
B.: Direi proprio di no. La cosa curiosa anche se vera, era che la prospettiva principale e l'approccio di Max Weber erano affini a quello che si stava facendo a Chicago.
H.: È anche il mio parere.
B.: Sì è vero, ma è alquanto interessante che ci fossero così pochi legami con l'opera di Weber durante il primo periodo della cosiddetta scuola di sociologia di Chicago. Successivamente fu Wirth che si avvicinò molto a Weber. Naturalmente Wirth, come lei sa, probabilmente sa, era nato in Germania e cresciuto in Germania. Uno studioso piuttosto brillante che conosceva quella letteratura molto bene.
H.: Sì.
B.: Egli aveva, io credo, molta considerazione e rispetto per Weber e lo mostrava. Ma questa impostazione non esisteva agli inizi della cosiddetta scuola di Chicago, cosa che per me non è gran termine di paragone. Wirth entrò nella facoltà più o meno quando vi entrai io, nel 1929 o 1930 all'incirca, ed in quei primi anni l’orientamento di Park era particolarmente in questa direzione, cosa che si constatava in un buon numero di dissertazioni di dottorato. Né io né Wirth a quel tempo avevamo nulla a che fare con ciò.
H.: Bene, e allora per passare dal problema di chi l'ha influenzato all'altro: chi sono i suoi allievi? Io ne conosco alcuni di questi, ma allora come è possibile riconoscerli? Lei è partito insegnando al corso di Mead, poi in seguito l’idea dell'interazionismo simbolico si è sviluppata ed ampliata e sernpre più persone se ne sono servite come approccio o...
B.: Bene...
H.: O come è accaduto ciò?
B.: Credo sia necessario in questa sede evitare di confondere tra 'interazione simbolica' e «interazionismo simbolico'. Io ho introdotto il termine 'interazionisrno simbolico' più o meno casualmente e fortuitamente, più tardi, nella metà degli anni '30, scrivendo un articolo. Nessuno l'aveva usato, io non lo avevo usato ed era del tutto sconosciuto. E dico questo solamente per significare che, secondo me, il termine 'interazionismo simbolico' ha raccolto un insperato consenso da parte di studiosi, per essere sincero, forse perché è facilmente ricordabile.
H.: D'accordo.
B.: Ed esso, secondo me, ha riunito prospettive che sono sorte, storicamente, in diversi settori di interesse dell'area sociologica. Io direi che l'influenza di W.I. Thomas è molto rilevante in tutto l'approccio dell'interazionismo simbolico. Ora...
H.: Io l'ho incluso anche in un mio piccolo libro.3
B.: L'ho visto. Bene. Io sto facendo queste osservazioni allo scopo di indicare che se si tenta di risalire agli avvenimenti storici, cosa che potrebbe essere fatta vedendo le origini dell'interazionismo simbolico come una prospettiva della scuola di Chicago, si potrebbe identificare una molteplicità di diversi individui. E dico ciò per indicare che la posizione di Ellsworth Faris in questo è molto più forte di quanto penso sia riconosciuto.
H.: Ah!
B.: E penso sia molto più forte di quanto io stesso abbia stabilito. Una delle debolezze in quello che ho detto e scritto sull'interazionismo simbolico – è il non conoscere sufficientemente la posizione di Faris su questo argomento nel suo complesso. La sua posizione – questo è il mio punto di vista – era quella di un fondamentale espositore della posizione Meadiana.
H.: Uhm!
B.: Faris aveva lavorato con Mead, era molto influenzato da Mead. Nel suo corso sulla psicologia sociale al dipartimento di sociologia, Faris trattava ampiamente i temi di base, nei termini della prospettiva Meadiana.
H.: In quale modo essi cooperavano? Tenevano un corso insieme o...
B.: No, essi tenevano corsi separati.
H.: Si erano già conosciuti c si erano già scambiati idee?
B.: Sì. Faris era stato uno studente di Mead ed essi avevano mantenuto, reciprocamente, strette relazioni personali dopo che Faris era andato e si era stabilito alla università di Chicago. Così, ciò che io sto in realtà cercando di esprimere, è il fatto che Faris era il legame maggiore tra gli studenti del dipartimento di sociologia che erano interessati, o stavano prendendo interesse, da una parte, e Mead ed il suo corso di psicologia sociale progredito, dall'altra. Questo era il mio aggancio quando sono andato a Chicago per occuparmi della tesi nel programma di dottorato. Senza dubbio, io sono andato là e già avevo saputo di Faris ed ero interessato alla psicologia sociale, che era il suo campo; così ho lavorato con Faris. Bene, io avevo già conosciuto precedentemente qualcosa di Mead, ma molto, molto superficialmente. Ed è stato per mezzo di Faris e del suo corso che io mi sono rivolto a Mead.
H.: Bene. Ed ha anche detto che W.I. Thomas l’ha influenzato molto.
B.: Sì, così è stato. Senza dubbio ciò accaduto in parte attraverso Faris; Faris volgeva grande attenzione al lavoro di W.I. Thomas, in particolare all'argomento degli atteggiamenti. Questo era uno dei principali argomenti di interesse per Faris. Così, vi era un approccio al lavoro di Thomas attraverso Faris, ma anche attraverso Park.
H.: Già.
B.: Thomas e Park erano stati molto, molto in rapporto tra loro.
H.: Ora, Thomas è un altro esempio di persona che improvvisamente ha abbandonato Chicago. Quale ne è stata la ragione?
B.: Bene, egli ha avuto dei fastidi. Io non ne sono sicuro, non ho mai conosciuto tutti i dettagli e neanche ero troppo interessato ad essi, ma si trattava di problemi relativi a donne.
H.: Uhm!
B.: Si era supposto che egli si fosse imbarcato in relazioni extra-coniugali con qualche donna, e questo aveva creato un po' di scandalo. Così...
H.: Oggi nessuno se ne curerebbe, ma a quei tempi questo era un grande problema.
B.: Sì, a quei tempi era un grande problema; oh, è decisamente fuori discussione.
H.: Ora, come si sviluppò la scuola? Quali erano alcune delle persone che erano studenti con lei ed hanno conseguito il loro Ph.D sotto la sua direzione e poi sono diventate...
B.: Sotto la mia direzione?
H.: Sì.
B.: Bene. Potrei dire che il mio insegnamento al livello superiore era iniziato là alla fine degli anni '20. Io sono andato a Chicago come studente laureato per la prima volta nell'estate del 1923, sono ritornato l'estate del 1924; a quel tempo io stavo insegnando all'università del Missouri quale lettore; allora sono tornato l'estate del 1925 e mi sono fermato là come studente laureato. Vede, io mi sono fermato alla facoltà come lettore nel 1927. Ma io ho conseguito il mio dottorato nel 1928...
H.: Il suo Ph.D.?
B.: Sì, il mio Ph.D.
H.: Lei ha detto "di nuovo"; chi era nella sua commissione?
B.: Vi era Faris e vi era anche Mead.
H.: Faris e Mead.
B.: Sì, Faris e Mead. Thomas non era lì a quel tempo. Egli era senza dubbio una persona molto rispettata e gli studenti laureati, sotto l'influenza in particolare di Park, ma anche di Faris, si sono interessati a W.I. Thomas. Egli ha esercitato una grande influenza, ha avuto una grande influenza su di me. Io ho sempre teso a presentare il mio lavoro in modo tale che, se si volesse caratterizzarlo minuziosamente, si potrebbe vederlo come una convergenza tra le prospettive di dall'altro.
H.: Ah, sì.
B.: La prospettiva di Mead fornendo, per così dire, il quadro teoretico, con la prospettiva di Thomas che fornisce qualcosa che Mead non ha dato: lavorare sul campo per studiare le cose così come sono nella realtà.
H.: Giusto, giusto.
B.: Questa è la convergenza. Ed io ho molti debiti verso Thomas a questo proposito poiché penso che Thomas, inconsapevolmente, andava esprimendo il punto di vista di Mead bene quanto il proprio. Thomas in modo molto preciso lavorava partendo dal presupposto che se si vuole comprendere il comportamento delle persone, è meglio porsi nella loro situazione e vedere il mondo cosi come esse lo vedono. Esse non possono fare nulla altro se non agire nei termini della loro visione del mondo e del loro collocarsi nelle situazioni, e così facendo, risulta quel concetto un po' ambiguo di 'definire la situazione' che le persone associano a Thomas. Bene, è in questo senso che si ritrova una fusione, questa è la vera prospettiva di Mead e di Thomas.
H.: Thomas come Park non ha passato un po' di tempo in Europa come studente o...
B.: Io non lo so, forse ...
H.: Non ha egli incontrato Znaniecki in Polonia?
B.: Oh, questo avvenne più tardi.
H.: Questo fu più tardi.
B.: Oh sì, sicuramente, questo avvenne dopo che Thomas si era procurato 50.000 dollari per intraprendere uno studio. Gli era stato richiesto di fare uno studio sugli immigranti europei che si recavano negli Stati Uniti; si era procurato questa somma di 50.000 dollari per fare ciò. A quel tempo c'era il problema di quali immigranti egli dovesse studiare.
H.: Chi fu che gli dette i soldi?
B.: Una donna a Chicago.
H.: Una donna ricca.
B.: Sì, questa è comunque cosa conosciuta da tutti. Ma Thomas, io ho sentito Thomas stesso dirlo, non sapeva se dovesse centrare il proprio studio sugli italiani o sui polacchi. Si decise per i polacchi. La ragione che egli ha addotto – presumo l'abbia detto per scherzo – fu che aveva scoperto che questi avevano in Polonia un corso migliore di golf! (Risate). Egli amava giocare a golf!
H.: (Risate).
B.: È probabile che questa non sia la vera ragione, ma in ogni caso glielo ho sentito dire. Ma egli ha fatto quello studio, come ho detto, in realtà sfiorando un argomento di grande interesse pubblico e di importanza in questo paese a quel tempo, vale a dire gli immigranti e la loro integrazione. Essi non sembravano integrarsi rapidamente e questo era divenuto un grande problema pubblico negli Stati Uniti.
H.: Perché? Forse perché vi era una grande quantità di crimini?
B.: Certo, in parte, ma vi era la sensazione, caratterizzata in senso etnocentrico, che gli immigranti europei, quelli che erano giunti in grande quantità nel primo decennio del presente secolo, non stessero diventando realmente americani, ma restassero ancorati alle loro vecchie culture. Questo era divenuto un problema di grande interesse pubblico. Così Thomas ed altri si trovarono implicati a studiarlo e questo è il 'background' dello studio sul 'polish peasant'.
H.: Si.
B.: E Thomas incontrò Znaniecki in questo sforzo di progettare il piano allo scopo di studiare il 'polish peasant'. Quello studio era . n realtà, come lei sa, uno studio del 'polish peasant' in due aree, Polonia da una parte, e Stati Uniti...
H.: E Chicago.
B.: Dire Chicago è corretto; la cosa è poi accaduta. I risultati furono a mio giudizio molto rilevanti. Per prima cosa, questo era uno studio realmente naturalistico. Io amo quel termine, poiché esso significa studiare le persone così come sono nella realtà, proprio come gli antropologi potrebbero fare con le tribù primitive, ed i botanici potrebbero fare, come ho detto, nello studio della vita vegetale in una data comunità. Fare ciò, è studiare ciò che sta accadendo nella realtà. Anche il biologo fa questo, ed anche lo zoologo quando studia la vita animale, e così via. Lo studio naturalistico era dunque la prima cosa e l’altra cosa era che, cercando di studiare la vita naturalisticamente, come ho già detto precedentemente, Thomas è giunto a ravvisare che – lei probabilmente già lo sa, probabilmente già se ne è occupato – le persone agiscono sulla base di ciò con cui esse si confrontano. Esse vedono ciò con cui si confrontano, ed organizzano se stesse per trovare ciò di cui hanno bisogno per vivere.
H.: È la base del significato.
B.: Senza dubbio! Ciò che le cose significano!
H.: Bene allora, quali erano alcuni dei suoi studenti di Ph.D. che lei…
B.: Giusto, lei ha posto quella domanda, bene; gli studenti del mio corso di Ph.D. sono giunti dopo che io ero stato nominato all'insegnamento superiore nel dipartimento. Questo è successo alla fine degli anni '20 e poi proseguito anche negli anni '30, È domanda interessante quella relativa a chi fossero: Donald Pearson, il cui nome probabilmente non significa molto, benché egli abbia fatto molto per sviluppare lo studio della sociologia in Brasile. Egli non è così ben conosciuto qui quanto lo è là. Mi lasci pensare. Io ho dimenticato i nomi; avrei in realtà una lista di nomi che potrei vedere e in tal modo verificare chi lavorava con me agli inizi degli anni '30.
H.: Tha i primi Strauss e Shibutani...
B.: Sì, essisono venuti dopo. Cercavo di pensare al gruppo precedente. Dunham, H. Warren Dunham, lei può non conoscerlo; egli si è indirizzato alla psichiatria ed ha fatto qualche lavoro veramente importante in psichiatria sociale. È uno dei miei primi studenti, agli inizi degli anni '30...
H.: Ciò che mi interessava realmente era come si sia potuto sviluppare questo travisamento se vi è una linea di esposizione quasi ininterrotta; allora questi travisamenti ed incomprensioni che sono sorte devono avere una ragione. Come si potrebbe spiegare ciò: c'è una intenzione dietro a ciò od è una semplice coincidenza?
B.: Bene, io penso che Kimball Young abbia qualcosa a che fare con questo. Kimball Young è stato uno studente all'università di Chicago e penso che qui egli abbia conseguito il suo titolo di master. Egli ha lavorato con Thomas, casualmente, ha lavorato come assistente di Thomas ed anche penso che abbia lavorato con Mead, ma non ne sono certo. Ed egli non ha terminato... Egli ha conseguito altrove il suo titolo di dottorato, ora ho dimenticato dove, e senza dubbio egli è andato ad insegnare all'università del Wisconsin. Ora, io dico tutto questo per significare che Kimball Young è divenuto un punto focale per lo sviluppo di una visione di Mead diversa dalla mia. E questa visione di Mead fu sviluppata da Kimball Young all'università del Wisconsin, dove egli aveva studenti laureati, e si era trapiantato, suppongo di usare la parola nel modo corretto, all'università di Iowa.
H.: È da qui che è iniziata la scuola di Iowa?
B.: Sì.
H.: D'accordo. Quando più o meno fu che Kimball Young... in quali anni Kimball Young aveva cominciato a lavorate nel Wisconsin?
B.: Sì, era già verso la fine degli anni '20...
H.: La fine degli anni '20.
B.: ... Ed agli inizi degli anni '30 . E così vi fu uno sviluppo sotto l’influenza di un’altra persona. Io lo so bene, ma non so ricordare il suo nome in questo momento, chi fosse il capo di quel gruppo ad Iowa, chi stava sviluppando il proprio punto di vista. E allora questo punto di vista ad Iowa sviluppò una branca...
H.: Era forse Kuhn?
B.: Sì, Kuhn!
H.: Manford Kuhn?
B.: Il suo nome era Kuhn, ha ragione, questa è la persona il cui nome cercavo di ricordare. Ora, anche quel punto di vista, come ho detto, si sviluppò in una branca all'università di stato del Michigan, dove insegnava un certo numero di persone tra le quali, ad esempio, Joan Huber. Ciò che io sto ricordando è un elenco piuttosto superficiale, ma cerco di affermare implicitamente, di evidenziare che vi è un duplice approccio, un primo che secondo me dovrebbe essere guardato storicamente identificandolo con gli sviluppi alla stessa università di Chicago, ed un secondo che, secondo me, iniziò in modo originale con Kimball Young e Kuhn, e si sviluppò nello stato del Michigan. Così, ecco dove si presentò questa differenza; in altre parole, potrei dire che probabilmente ci sono piccole eccezioni, ma potrei dire anche che a causa della grande divergenza che è riportata in questo mio articolo4 scritto in risposta ad un collega di nome Mc Phail, quella divergenza non ebbe luogo tra gli studenti che stavano facendo il loro periodo di apprendistato a Chicago. Piuttosto, ciò si verificò tra coloro che, da una parte, vedevano se stessi come interazionisti simbolici, e quest'altro gruppo che aveva un 'background' storico diverso.
H.: Sono d'accordo.
B.: Ed in questo senso, ora, ciò è stato espresso in un libro che ho esaminato superficialmente, io lo dovrò leggere attentamente, e controbattere, ovviamente; un libro di due persone, Lewis di Notre Dame, un giovane di Notre Dame, e Smith che proviene da una, ho dimenticato quale, delle università del nord o sud Carolina. Essi sostengono il punto di vista che Mead fosse decisamente lontano da Dewey, che Mead fosse un realista, mentre Dewey era un nominalista. Essi affermano che l'interazionismo simbolico legato al mio lavoro si pone in una posizione opposta a quello di Mead e che esso è, invece, espressione della posizione di Dewey. Questo è un punto di vista folle, ma ciò che essi cercano di fare nel porre le loto basi, è di dichiarare che lo stesso pragmatismo quale filosofia, si divide in due gruppi: il primo rappresentato dal fondatore, Charles Peirce, che ha sviluppato una posizione realistica, e l’altro iniziato da William James che rappresenta una posizione nominalistica nei termini della tradizionale distinzione filosofica. E la divergenza consiste nel fatto che io ho interpretato molto male Mead nel senso che la posizione che ho presentata è effettivamente una posizione nominalistica, mentre quella di Mead e una posizione realistica. Questa supposta separazione tra realismo e nominalismo è stata vista come differenza tra la scuola di Iowa e la scuola di Chicago.
H.: Questo significa che questo Mc Phail è cresciuto alla scuola di Iowa?
B.: Sì, fuori dall'influenza di quelli.
H.: D'accordo.
B.: Vede, egli là era legato a joan Huber, che penso abbia svolto la sua dissertazione di dottorato sul pragmatismo e senza dubbio io penso che essa sia sul pragmatismo, ed essa stessa si consideri in materia un'autorità, ed essa assuma un punto di vista sul pragmatismo molto diverso da quello degli studiosi in materia. Ma Mc Phail era d'accordo su ciò.
H.: Uhm!
B.: Alcuni dei miei amici filosofi parlano di un gruppo revisionista che sta fiorendo ad Urbana in filosofia, in sociologia, alterando la prospettiva filosofica nel suo complesso.
H.: Desidererei conoscere la sua posizione nei confronti dello stato odierno della disciplina. Ora, è successo che Talcott Parsons sia morto a Monaco5 quando era mio ospite...
B.: È vero, a Monaco.
H.: ... noi abbiamo avuto il compito molto difficile di consolare Helen Parsons e di curare il suo fisico, cose molto tristi. Ma questo è forse solo il lato simbolico del problema: la teoria di Parsons è in realtà stata un'alternativa molto evidente al suo approccio e vi sono state due scuole opposte per lungo tempo. Oggi sembra che la scuola di Parsons sia quasi scomparsa o...
B.: Io non direi che ...
H.: Quali sono secondo lei i maggiori orientamenti nella sociologia americana odierna?
B.: Io direiche la sociologia americana, guardando ad essa quale osservatore esterno ed in tal modo vedendo tutte le diverse prospettive che possono essere identificate con qualche legittimità, penso che la sociologia americana sia in uno stato di grande confusione.
H.: Uhm.
B.: Di grande confusione. Penso che la confusione esista in moltissimi campi come, mi lasci dire, il campo teoretico, ma questo non riguarda lo studio attuale. In altre parole, penso che lo studio attuale, come la cosiddetta ricerca, sia ancora innegabilmente sotto l'influenza in larga misura, di una prospettiva che guarda alla vita del gruppo umano come se fosse organizzato in termini di struttura, e probabilmente in termini di sistema, cosa che era senza dubbio l’opinione di Parsons. Ciò rappresenta la ricerca attuale che io sto conducendo. Ma quando si supera ciò che ho definito l’arena della teoria, si trova una serie di diversi punti di vista: ciò significa confusione. Ora, io penso che in questa area teoretica senza dubbio il punto di vista struttural-funzionalista, come l’ho chiamato, sia divenuto molto sterile; non vi è dubbio su ciò. Ma se si guarda alla ricerca attuale...
H.: Tra gli studiosi che hanno fatto pubblicazioni sull'interazionismo simbolico, il sociologo olandese Zijderveld6 – e vi è un po' di dissenso tra lui e me – afferma che lei è da considerare più un naturalista.
B.: Che cosa?
H.: Un naturalista.
B.: Bene, dipende dal significato del termine.
H.: Sì, esattamente...
B.: In questo studio che io identifico sotto i due termini di esplorazione ed ispezione, l’approccio consiste nello strutturare il mondo così come è, come aveva fatto Thomas.
H.: Sì.
B.: È proprio come ritornare a Thomas. I miei critici guardano a ciò come a qualcosa di estraneo alla posizione di Mead. Ma essi sbagliano.
H.: Senza dubbio! Bene, se ricordo correttamente, lei ha proposto la distinzione tra due tipi di concetti, il concetto definitorio e...
B.: Sensibilizzante.
H.: Lei ha il concetto sensibilizzante.
B.: Si.
H.: Ed io penso che la distinzione tra questi due tipi di concetti la conduca, a mio parere, ad avvicinarsi più strettamente all'approccio kantiano della realtà.
B.: Bene, penso che lei abbia ragione a questo proposito. Non ho prestato molta attenzione a quella originale distinzione che ho fatto tra i concetti cosiddetti sensibilizzanti ed i concetti definitori.
H.: È molto significativa per gli studenti che affrontano l’argomento...
B.: Senza dubbio.
H.: Se essi escono con concetti troppo limitati, essi sono così rigidi...
B.: Giusto.
H.: Che essi non possono sviluppare...
B.: È giusto, lei ha perfettamente ragione su ciò. Lo scienziato sociale, nello studiare qualsiasi settore della vita deve, procedendo, creare propri adattamenti. Questo significa che egli non deve essere rigido.
H.: Sì, ed egli deve avere un'idea...
B.: Senza dubbio.
H.: L'altro approccio è del tipo: andiamo alla cieca ed aspettiamo che qualcosa salti fuori dalla realtà; non va bene.
B.: È giusto. Desidero fare un tipo di metafora familiare nel parlare di questo e fare riferimento ad un detective: un buon detective, al quale è dato l'incarico di cercare di risolvere un omicidio, se è un buon detective, arriva e prende in considerazione questa e quella possibilità, lavora su questo e rigetta quello, segue questo di nuovo,.e così via. Questo è il modo in cui un buon sociologo produce e lavora durante questo periodo di esplorazione.
H.: Giusto, giusto.
B.: Se egli ha seguito una direzione stabilita, allora egli deve essere molto attento su tutto. Ma alcuni di loro vogliono che questo investigatore proceda in base alla propria idea già stabilita precedentemente, e così via.
H.: Bene, io non voglio rubarle altro tempo. La ringrazio per avermi offerta l'opportunità di intrattenere questa conversazione con lei...


[1] Il prof. H.J. Helle dell'Institut für Soziologie der Ludwig Maximilians dell'Università di Monaco, ci ha cortesemente messo a disposizione per la pubblicazione in lingua italiana, il testo di una intervista da Lui effettuata al prof. H.G. Blumer.
Sociologia della comunicazione ed i suoi Lettori ringraziano il prof. Helle per l’opportunità loro offerta di conoscere il pensiero di uno dei maggiori esponenti contemporanei della scuola dell'interazionismo simbolico.
La traduzione italiana è stata curata da Ester Monti Civelli.


Note
1 Si fa riferimento al manoscritto di Blumer "Mead and Blumer: the convergent methodological perspectives of social behaviorism and symbolic interactionism", p. 2: "Quando egli (Mead) si è ritirato dal suo insegnamento per essere sottoposto ad una operazione immediatamente prima della sua morte mi ha chiesto di andargli a far visita all'ospedale". Queste ed altre interessanti parti del lavoro non erano incluse nella versione ridotta pubblicata nell'American Sociological Review 1980, vol. 45 (giugno, 409-419).
2 Herbert Blumer, "Fashion; from class differentiation collective selection", Sociological Quartely, vol. 10, n. 1 (inverno, 1969), 275-291. Una versione molto più corta era stata pubblicata precedentemente: Herbert G. Blumer, "Fashion", International Encyclopedia of the Social Sciences, vol. V, New York, The Macmillan Company & The Free Press 1968, 341-345.
3 Si fa riferimento al testo tedesco che mostra i paralleli metodologici tra Georg Simmel e Max Weber da una parte, e la scuola di Chicago dell'interazionismo simbolico, dall'altra: H.J. Helle, Verstehende Soziologie und Theorie der Symbolischen Interaktion, Stuttgart, Teubner, 1977.
4 Vedi nota 1.
5 Essendo stato dall'l al 6 maggio 1979 ad Heidelberg per celebrare il 50° anniversatio della sua laurea quale dottore in filosofia là dove nel 1929 Talcott Parsons aveva iniziato un viaggio come lettore che l'avrebbe portato presso diverse università della Germania occidentale. Egli fu lettore a Monaco dal 7 maggio è morì là la notte seguente, l'8 maggio 1979, a causa del suo diabete. Egli era nato a Colorado Springs il 13 febbraio 1902.
6 Anton C. Zijderveld, De theorie van het symbolisch interactionisme, Meppel, Holland, Boom, 2nd ed. 1975.


in: Sociologica Della Comunicatione. Semestrale Diretto Da E. Mascilli Migliorini. anno II - n. 3, 1983, p.199-215.


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