Al di là del bene e del male

Friedrich Nietzsche

DA ALTI MONTI (45).

EPODO.

Oh mezzodì della vita! Tempo solenne!
Oh giardino d'estate!
Inquieta felicità di sostare e scrutare e attendere:
Gli amici attendo con ansia, giorno e notte alacre,
Dove mai rimaneste, amici! Venite! E' l'ora! E' l'ora!

Non fu per voi che il canuto ghiacciaio
Oggi s'adorna di rose?
Voi va cercando il ruscello, più a sommo desianti nell'azzurro
S'incalzano e s'urtano oggi vento e nuvola,
Per scrutare verso di voi con l'occhio dell'uccello più lo
[lontano.

Sulle più alte vette ho imbandito il mio desco per voi
Chi abita tanto vicino
Alle stelle, alle più canute lontananze d'abisso?
Il mio regno quale regno si è esteso più lungi?
E il mio miele - chi mai lo ha assaporato?

"Eccovi" qui, amici! - Ahimè, non è a "me"
Che voi volevate venire?
Indugiate, siete sorpresi - ah, meglio se fosse rancore!
Non sono forse più - io? Altra mano, altro passo, altro viso?
E "quel che" sono, per voi amici - forse non sono?

Divenni forse un altro? E: a me stesso estraneo?
A me stesso sfuggito?
Un lottatore che troppe volte se stesso ha domato?
Troppe volte ha conteso con la sua stessa forza,
Ferito e impedito dalla sua stessa vittoria?

Cercai forse là dove soffia più aspro il vento?
Imparai ad abitare
Dove non abita alcuno, in desolate regioni da orsi,
Più forse non seppi uomo e dio, maledizione e preghiera?
Un fantasma divenni che sui ghiacciai va?

- Oh vecchi amici! Guardate! Smorti sono i vostri occhi
Colmi d'amore e d'orrore!
Andatevene! Non v'adirate! Qui - "voi" non potreste abitare:
Qui in mezzo al più lontano regno di ghiacci e rocce -
Cacciatori bisogna esser qui e somigliare al camoscio.

Un "cattivo" cacciatore divenni! - Guardate l'ardua
Tensione del mio arco!
Il più forte fu quello che seppe a tal punto tendere - -:
Guai allora! Pericolosa è "la" freccia,
Come "nessuna" freccia, - via di qui! Per la vostra salute!...

Indietro vi volgete? - Oh cuore, assai sopportasti,
Saldo restò il tuo sperare:
Tieni aperte le porte a "nuovi" amici!
Lascia gli antichi! Abbandona il ricordo!
Se giovane fosti una volta, ora migliore è la tua giovinezza!

Quel che sempre ci unì, il vincolo di "una sola" speranza -
Chi legge ancora i segni,
Trascolorati, che un tempo vi scrisse l'amore?
Simile parmi ad una pergamena che la mano
- Come quella abbrunita e riarsa - più "non osa" afferrare.

Non più amici sono costoro - come chiamarli dunque?
Solo fantasmi d'amici!
Sì, ma bussano ancora, la notte, alla finestra e al cuore,
Mi sogguardano e dicono. 'Eppure noi fummo amici!'.
- Oh appassita parola che un giorno odoravi di rose!

Oh desiderio di gioventù che fraintese se stesso!
Quelli per cui mi struggevo,
Che simili a me immaginai e come me trasmutati,
Li ha proscritti questo, che divennero "vecchi".
Soltanto chi si trasmuta mi resta parente.

Oh mezzodì della vita! Seconda gioventù!
Oh giardino d'estate!
Inquieta felicità di sostare e scrutare e attendere!
Gli amici attendo con ansia, giorno e notte alacre,
I "nuovi" amici attendo! Venite! E' l'ora! E' l'ora!

Finito è "questo" canto - il grido dolce del desiderio
Smorì sulla bocca:
Un mago ne fu l'autore, l'amico nell'ora giusta,
L'amico meridiano - no! non domandate chi sia -
Fu a mezzodì che l'uno divenne due...

Certi di una congiunta vittoria celebriamo ora
La festa delle feste:
E' venuto l'amico "Zarathustra", l'ospite degli ospiti!
Ride ora il mondo, l'orrendo velario si squarcia,
Sono giunte le nozze per luce e tenebra...